Hoogerheide sarà oggi lo scenario del decimo incrocio tra Wout van Aert e Mathieu van der Poel. Non sarà una gara qualunque questa, perché in palio c’è il titolo più prestigioso: la maglia con l’iride sul petto. Van Aert partirà in seconda fila perché ha meno punti rispetto ad altri corridori e, se questo per alcuni potrebbe essere uno svantaggio, in realtà non sarà così, perché il belga potrà decidere dietro a quale corridore mettersi e senza dubbi la sua scelta sarà su Van der Poel.
La guerra sulla terra olandese premierà il più forte e i favoriti ancora una volta saranno i due dominatori del ciclocross mondiale. «Per domenica mi aspetto una gara veloce e molto tecnica – ha detto Van Aert alla vigilia -, sarà difficile toglirsi di ruota qualcuno, ma nella seconda metà della gara si potranno vedere le differenze. Nessuna corsa è facile e quindi anche questa non lo sarà e mi aspetto un Mathieu offensivo. La sua natura è questa e quando c’è in palio la maglia di campione del mondo lui è sempre pronto». Van Aert vuole vincere, non è un segreto per nessuno, ma ha voluto precisare che una sconfitta per lui non sarebbe una tragedia. Il corridore della Jumbo-Visma ha già conquistato tre mondiali ed è certo che un quarto titolo non cambierebbe la sua carriera e per questo ha anche spiegato che la stagione su strada ha la priorità su tutto.
Per il fiammingo questo sarà l’ottavo Mondiale con i professionisti e per lui non c’è più lo stress dei primi anni, quando doveva dimostrare le proprie capacità. «Non è possibile paragonare la mia situazione attuale con quella del mio primo Mondiale a Tabor. All'epoca ero appena passato nei professionisti e quindi non avevo alcuna pressione e neanche ambizioni, nei Mondiali successivi la situazione è cambiata e la pressione era tantissima, ma ora è diverso e correre il mondiale per l’ottava volta è senza dubbio un po’ meno eccitatnte anche se si corre sempre per vincere».
Van Aert non ha corso a Besançon, ma ha seguito la corsa in televisione e pensa che la gara di Hoogerheide sarà simile a quella francese. «Il percorso è veloce e si presta per stare uno sulla ruota dell'altro e potremmo vedere le famose accelerazioni di Mathieu».
Le difficoltà saranno diverse e se in molti pensano che le barre a terra potrebbero fare la differenza, ponendo Van der Poel davanti a Van Aert, il fiammingo non è della stessa idea.
«Da quello che ho visto, sono ostacoli diversi da quelle che saltiamo durante la stagione. Sono d'accordo con l'affermazione secondo cui Mathieu salta un po' più velocemente di me e forse potrebbe fare lì la differenza. Ma penso che sia un ostacolo come una curva, una scala o un settore di sabbia, ogni ostacolo può essere decisivo. In questa gara tutti sanno dove si trovano le travi e tutti sanno cosa fare al riguardo».
L’ultimo mondiale il fiammingo lo ha conquistato nel 2018, quello era il suo terzo titolo, vinto sul Cauberg, ma adesso il suo modo di guardare al ciclocross è diverso e la sconfitta può essere accettata. «La voglia di vincere è molta e se pensiamo al Mondiale di Ostenda posso dire che era una situazione completamente diversa. Avevo trascorso un mese difficile e anche molto bello perché ero appena diventato padre e non avevo la forza mentale per diventare campione del mondo. Se non dovessi vincere un quarto titolo mondiale non mi lamenterei. Una quarta vittoria non aggiungerebbe molto al mio palmares e ci saranno gare in cui io e Jumbo-Visma abbiamo molto di più da vincere. Capisco Mathieu quando dice che senza un titolo mondiale alla sua stagione mancherà un successo importante, ma io la vedo diversamente. Per me l'inverno con la stagione del ciclocross è un gradino più in basso rispetto alle gare che dovrò affrontare su strada».