Ricurvo. Il naso più lungo, gli occhi più stanchi, la fronte più corrugata. Una sottomaglia a proteggere il corpo, i pantaloni della tuta sgualciti e sgonfi, le scarpe con le tacchette già ai piedi. La mano destra appoggiata alla portiera, quella sinistra alla carrozzeria. Esce da una macchina. La foto, di Fonds Parisien/Nice, è del 1958. Fausto Coppi ha ancora 38 o forse già 39 anni. Ma ne dimostra il doppio.
E’ stato un caso. Frequentatore di book crossing, quei punti di resistenza umana dove si incrociano gratuitamente libri, scopro casualmente la raccolta dei cinque volumi dell’Espresso, dal 1955 al 2005, per i suoi primi 50 anni di vita giornalistica e letteraria. Ne prendo uno, lo apro a caso, ed ecco Coppi. Questo è il primo volume, 1955-1960, il capitolo dedicato alla cronaca, l’articolo di Manlio Cancogni intitolato semplicemente “Fausto”, le pagine da 158 a 164, la foto compare nelle pagine 160 e 161. Ed è in bianco e nero. Siccome il sedile del guidatore è sollevato in avanti, sembrerebbe che l’uomo in piedi fosse l’autista, e che Coppi sedesse dietro. Pronto – si fa per dire – per partecipare a una kermesse.
Coppi. Lui. Sessantatrè anni fa la sua morte. Un anno e mezzo, più o meno, dopo questa fotografia. Continuava a correre, scriveva Cancogni, “ma quasi per scherzo, sebbene ci mettesse sempre abbastanza impegno. In ogni modo gli piaceva. Girava per tutto il mondo”. Girava, correva, si esibiva. Girava, correva, guadagnava. Girava, correva, ripartiva. Una vita da giramondo, da campione, da corridore. Una vita da nomade, da artista, da acrobata. Una vita vissuta, spremuta, sospinta. Una vita da stella cadente. Una vita da Coppi. L’ultimo Coppi. Il Coppi ultimo.
Il 2 gennaio è il giorno che appartiene a Fausto Coppi. E nessuno mai glielo toglierà più. Se fosse stato il primo gennaio, il Capodanno glielo avrebbe sottratto. Se fosse stato il 3, a sottrarglielo sarebbe stata quella catena di montaggio che è la vita di tutti i giorni. Invece il 2, nella sua casuale tragicità, è risultato perfetto. Così il 2 gennaio il popolo del ciclismo continua a ritrovarsi fra messe e mostre, celebrazioni e presentazioni, e si rinnova in suo nome, in suo onore, alla sua memoria. Morti anche i gregari, a partecipare rimangono tifosi, appassionati, concittadini, anche curiosi o nostalgici, corridori di un tempo, di un qualsiasi tempo, di un qualsiasi luogo, di un qualsiasi livello, chi è stato corridore lo rimane per sempre e per sempre avrà Coppi come stella non cadente ma cometa. Bandiera, simbolo, inno, elogio, ballata. Pagina. Foto. Anche questa.
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