Ci sono tanti modi di fare del bene, intanto il più semplice: farlo bene. E la Fondazione Ambrogio Molteni da quattro anni impegnata a rendere la vita di quelle atlete e quegli atleti meno fortunati e in difficoltà economiche, si adopera per “riportarli in gruppo”, per non lasciarli soli, a pedalare nelle retrovie.
In questo fine settimana, un gruppo Molteni, con tanto di maglia blu-camoscio (sono andate a ruba, sia le repliche in lycra, che quelle di lana) hanno pedalato sulle strade dell’Eroica (nella foto Gian Carlo Brocci, il visionario di questa corsa che è diventata paradigma di un ciclismo antico) per inviare al mondo (c’era davvero il mondo, visto che la cultura ciclistica made in Italy è un must per i tanti stranieri presenti) un messaggio di solidarietà e amicizia. «Diciamo d’amore per il ciclismo e per chi lo pratica…», ha detto Mario Molteni, che con la sorella Lalla, ha dato vita a questo progetto solidale nato nel nome di un padre – ma anche di un nonno – che sul finire degli Anni Cinquanta creò una delle formazioni più gloriose e iconiche della storia del ciclismo: da Cerato a Del Rosso, da Boifava a Dancelli, passando per Motta e arrivare a quel Eddy Merckx che ha segnato la storia non solo della Molteni, ma del ciclismo tutto.
A guidare la truppa Molteni, Mario, con la moglie Cristina, i figli Arianna (con lei anche Tommaso) e Pietro, con la sorella Lalla, il prezioso Mario Corbetta che con l’occasione si è presentato con un “gregario” di lusso, il fratello Fabio. E poi il Fabio, l’uomo ovunque, il moto perpetuo, “il” Perego per dirla alla milanese, che della Fondazione è ben più di un amico. Con tutta una serie di amici, veri, venuti dalla Brianza, per testimoniare amicizia e vicinanza a questo progetto che il Covid non ha rallentato neanche un po’.
E allora ecco Paolo Maria Scotti, Guido Ongaro, Francesco Federico Mussato, Ugo Bastianelli, Mauro Paolo Giambelli, Gianfranco Brambilla, Paolo Gaiofatto, Mara Comi, Daniele Viganò, Monica Pompili, Antonella Cantù e Valeria Colombo. Insomma, una bella tribù che ha testimoniato la propria “mission” in favore degli altri, partendo da quel sogno fanciullo che si chiama bicicletta. Un amore senza fine, ma con una finalità: fare del bene. Perbene.
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