Massaggiatori, meccanici, chef, osteopati, nutrizionisti, autisti: sono davvero tante le mani d'oro italiane nel WorldTour. Abbiamo deciso di incontrare i proprietari di queste mani e di raccontarvi alcune delle loro storie. Uno per squadra, cominciando da un esordiente, Elvi Fumagalli della Israel Start-Up Nation.
Questa è una storia di sogni, studio e sacrifici, di obiettivi raggiunti e di nuovi punti di partenza che ha per protagonista Elvi Fumagalli, giovane massaggiatore della Israel Start-Up Nation.
Ventisei anni compiuti in dicembre, Elvi, lecchese di Casatenovo, fin da piccolo è stato contagiato dalla passione per il ciclismo trasmessagli da papà Enrico. A sette anni le prime pedalate su una bici da corsa e le prime gare; stagione dopo stagione è arrivato tra gli Under23 coltivando il sogno di poter passare Professionista, girare il mondo e competere nelle più importanti manifestazioni del calendario ciclistico.
Dopo tre anni da dilettante, Fumagalli - che parallelamente alla carriera ciclistica ha continuato quella da studente frequentando una scuola di formazione per osteopati - comprende che non sarà facile passare nella massima categoria, scende di sella ma non smette di amare il ciclismo; decide di provare a rimanere nel mondo del pedale sfruttando le competenze acquisite sui libri: «Quando ho capito che non sarei riuscito a raggiungere il sogno del professionismo non mi sono demoralizzato, la mia passione per il ciclismo era – ed è - troppo forte. Grazie agli studi fatti, all’aiuto e alla fiducia avuta da diverse persone ho iniziato a collaborare con alcuni team Continental come massaggiatore, era il 2015».
Dal giorno della prima gara da “masseur” Elvi di strada ne ha percorsa: «In questi anni ho avuto la fortuna di fare molte esperienze, ho lavorato per Androni Giocattoli Sidermec e Bardiani CSF Faizanè, due team che hanno fatto la storia del ciclismo italiano e a cui sarò sempre grato. Da ogni piccola cosa ho cercato di trarre insegnamenti utili alla mia professione con la speranza di arrivare un giorno nel World Tour: ogni gara, ogni corridore massaggiato, ogni trasferta mi ha permesso di ampliare il mio bagaglio di conoscenze e iniziare quest’anno l’avventura nel team Israel Start-Up Nation», confida il lombardo a tuttobiciweb.
Sogno realizzato, quindi.
«Sì, è un obiettivo raggiunto, sarei bugiardo se lo negassi. Però non vivo questa opportunità come un traguardo ma come un punto di partenza per migliorare ancora».
Emozioni?
«Tante, soprattutto durante il primo ritiro con la squadra a Girona (ad inizio gennaio, ndr). Condividere la giornata di lavoro con atleti di prim’ordine e tutto lo staff è stato estremamente emozionante».
Come sei stato accolto nel team?
«Benissimo. Nonostante la mia giovane età, ho percepito da subito la fiducia di tutto il gruppo».
In Israel Start-Up Nation Fumagalli ha trovato un nutrito gruppo di connazionali: i corridori De Marchi e Cimolai; il tecnico Claudio Cozzi ma anche Paolo Zaggia (massaggiatore), Paola Schiavini (osteopata), Maurizio Piombo (medico), Marco Andreini (autista) e Gianpaolo Cabassi (chef), senza dimenticare Dmytro Borysov, il capo dei massaggiatori, ucraino di nascita ma italiano d’adozione che vive da anni a Cesena.
«Siamo diversi italiani, ma ciò che mi ha colpito di più è l’internazionalità del team – ci dice Elvi –. I componenti della squadra arrivano davvero da molte nazioni. Questo non è uno ostacolo ma il punto forte del team. C’è molto confronto, scambi di opinione di esperienze, l’ambiente è inclusivo e famigliare, il clima sereno e disteso».
Sul piano dell’organizzazione e del lavoro cosa ti ha colpito passando nel mondo World Tour?
«L’estrema attenzione ai particolari. Non si lascia nulla al caso, ogni piccolo dettaglio è analizzato e studiato per permettere a corridori e personale di lavorare al meglio. Una delle cose che mi hanno impressionato positivamente è la cura che si presta preparando una cronometro: nutrizione, posizione in sella, riscaldamento, percorso, punti di rilevamento dei tempi, sono tutti fattori su cui si lavora tantissimo».
Sei stato recentemente impegnato nella Étoile de Besseges. Come si svolge la tua giornata tipo durante una corsa a tappe?
«Mi sveglio presto, tra le 6 e le 6.30, dopo colazione assieme ai miei colleghi inizio a lavorare. Prepariamo e verifichiamo tutto il materiale necessario per la corsa e per i rifornimenti, poi si va alla gara. Durante la tappa siamo impegnati nei rifornimenti e nell’accogliere i corridori dopo l’arrivo. Si torna in albergo e si fanno i massaggi ai corridori. L’ultima fase della giornata è dedicata alla preparazione di ciò che serve nella tappa dell’indomani. Questi sono i mei compiti principali come massaggiatore, ma in caso di necessità posso essere di supporto al team anche come osteopata».
Il lecchese classe 1994 in questo periodo sta trascorrendo alcuni giorni a casa: «Sono tornato dalla Francia e ne approfitto per passare del tempo con la mia ragazza e la mia famiglia. Fra qualche giorno ripartirò».
Hai già un programma di trasferte? La pianificazione del calendario avviene ad inizio stagione come per i corridori?
«Sì ho già il programma delle trasferte come gli atleti. Nella prima parte di stagione sarò impegnato nelle trasferte in Belgio e al Giro d’Italia».
Hai parlato della tua famiglia. La professione ti porta lontano da casa spesso e per molto tempo, come vivono i tuoi cari la cosa?
«Indubbiamente sapermi sempre in giro non è facile, ma sanno che amo questa vita e sono felici che io abbia realizzato il mio sogno dopo tanti sacrifici. Sia mio padre che la mia fidanzata Giorgia sono appassionati di ciclismo e quindi comprendono e mi sostengono. Sono orgogliosi di me».
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