LA FAVOLA ROSA DI JOAO ALMEIDA

PROFESSIONISTI | 29/11/2020 | 08:20
di Giulia De Maio

Come in una favola. João Al­­meida è stato la rivelazione del Giro d’Italia 103. A 22 anni, alla prima stagione tra i professionisti, al de­butto in una corsa di tre settimane, veste per 15 giorni la ma­glia rosa e chiude ai piedi del podio di Milano, quarto di una classifica generale in cui i giovani la fanno da padroni. Deve inchinarsi a tre ragazzi con più esperienza di lui, ma entra nella storia come il corridore Under 23 con più giorni in maglia rosa e come miglior portoghese di sempre in classifica ge­ne­rale. Forse, ad un certo punto, ha ad­dirittura pensato di riuscire a centrare il colpaccio, ma dopo ventun giorni «folli» non può che essere felice e am­mettere che nemmeno in un sogno avrebbe potuto sperare tanto.


Anche perché il Giro non era nemmeno nei suoi programmi. Il capitano de­si­gnato della Deceuninck Quick-Step era Remco Evenepoel, caduto malamente in discesa a Il Lombardia. Joao avrebbe dovuto disputare la Vuelta a España ma, in quest’anno in cui nulla è andato come pianificato, è stato dirottato in Italia dalla formazione belga do­po una fantastica seconda parte di stagione, durante la quale era salito sui po­di di Vuelta a Burgos, Giro dell’Em­i­lia e Settimana Internazionale Coppi e Bar­tali.


La sua splendida corsa rosa è iniziata con un inaspettato secondo posto nella tappa di apertura e ha assunto una di­mensione completamente nuova quando è balzato al comando della generale in cima all’Etna. Da quel momento in poi, ha continuato a scalare nuove vet­te facendo girare la testa ai rivali e in­namorare i tifosi. Ha vissuto solo una giornata di rallentamento sullo Stelvio senza sprofondare e ha lottato fino alla fine chiudendo con una super cronometro che gli ha permesso di risalire una posizione nella classifica generale e di conquistarsi l’ideale - e in questo caso pesante - medaglia di legno.
Joao non aveva mai corso per più di 10 giorni consecutivi, alla sua “prima vol­ta” in una gara di tre settimane ha di­mostrato un’incredibile costanza, piazzandosi tra i primi 30 in tutte le ventuno tappe.

«Non riesco a esprimere a parole quanto sono felice, è incredibile. Il mio obiettivo alla vigilia della partenza era arrivare tra i primi 10, quindi essere quarto nella classifica generale di questa bellissima gara è semplicemente strabiliante. Questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto dei miei compagni di squadra e dello staff, che hanno dimostrato in ogni momento lo straordinario spirito Wolfpack. Sono grato a ognu­no di loro» ha detto al settimo cielo all’ombra del Duomo.

Da Palermo a Milano, gli restano solo bei ricordi.
«La tappa regina è stata la più dura del­­la mia vita. Sapevo di non poter reggere i ritmi di Jai Hindley e Tao Geo­ghegan Hart, che sulle grandi salite sono di un altro livello rispetto a me. Mi sono staccato a 50 chilometri dal traguardo dei La­ghi di Cancano, sono salito con il mio passo per limitare i danni e ho dato tutto, grazie anche al morale che mi dava avere al fianco Fau­sto Ma­snada, a Davide Bramati che mi guidava in am­miraglia e ai consigli dei compagni più esperti, a partire da Iljo Keis­se. È stato uno sforzo brutale ma la sa­lita dello Stelvio è meravigliosa, da las­sù c’è una vista che incanta. Sono super felice per come è andata. Non ho rimpianti. Sono stati giorni davvero duri, ma la soddisfazione è indescrivibile. Mi sono scoperto giorno dopo giorno».

Con la sua tenacia ha mandato un Pae­se intero su di giri e reso felici tante per­sone che gli vogliono bene. Da mam­­ma Pa­tricia e papà Darìo, arrivati da Caldas da Rainha con tanto di vernice bianca per scrivere il nome del figlio su uno degli ultimi tornanti dello Stel­vio, a chi lo ha visto crescere. Alla sua maturazione ha contribuito Axel Merckx, figlio del grande Eddy e talent scout di successo, che con la sua Ha­gens Ber­man Axeon ha portato nel World Tour 36 corridori, tra i quali Phinney, Stuy­ven, Philipsen, Dunbar, Narvaez, Dow­sett, Powless, Neilands, Dombro­w­ski, Guerreiro, Bjerg e... Tao Geoghegan Hart. L’ex prof belga di Joao dice che è un piccolo Nibali: «Ha solo 22 anni, è molto completo, co­stante, migliora con i giorni. Un po’ tipo Vin­cenzo, forse più forte a crono e un po’ meno in salita».

Nella storia di Joao c’è anche tanta Ita­lia. Nel 2017 ha corso alla Unieuro Trevigiani di Ettore Renato Barzi e da allora il Veneto è diventata la sua “ca­sa” nel nostro Paese. A confermare le doti della rivelazione del Giro 103 è Andrea Morelli, responsabile del settore ciclismo del Centro Ricerche Ma­pei Sport, che ne ha seguito i test fisici e la preparazione fino al 2019 insieme a Matteo Azzolini, Massimo Induni e al resto dello staff guidato dal dottor Claudio Pecci: «La Federazione Ci­cli­stica Portoghese presieduta da Del­mi­no Pereira ci ha affidato alcuni dei suoi giovani più promettenti, junior e under 23 in orbita Nazionale. Da quella ni­dia­ta sono usciti i fratelli Ivo e Rui Oli­veria, che corrono con la UAE Emi­ra­tes, Rubén Guerreiro, ora in EF, André Carvalho, che nel 2021 farà il grande salto con la Cofidis, e Joao, che ha lavorato con noi per due anni. Ave­va ot­timi valori, facevano presumere il passaggio al professionismo e una buona carriera. Era già andato forte al Giro d’Italia Giovani Under 23, alla Lie­gi e in altre corse prestigiose riservate ai dilettanti. Ha sempre avuto numeri importanti, senz’altro da quando è entrato a far parte del Wolfpack ha fatto un ulteriore ed evidente salto di qualità».

In Portogallo i preparatori di Mapei Sport, accompagnati dall’esperto dirigente Artur Lopez, hanno visitato la struttura universitaria di Coimbra, con il suo laboratorio di fisiologia e la galleria del vento, oltre al velodromo e la nuova pista di BMX di Anadia, si sono confrontati con il coordinatore Gabriel Ruivaco per allestire un laboratorio di valutazione e condividere i protocolli di valutazione degli atleti quando non potevano viaggiare in Ita­lia per sottoporsi ai test ad Olgiate Olo­­na. Joao, come tutti i talenti portoghesi, è cresciuto tra strada e pista e non sarà di certo l’ultimo frutto di un progetto multidisciplinare e internazionale.

Il primo poster nella sua cameretta è stato quello di Rui Costa, campione del mondo a Firenze 2013 e tra i primi a congratularsi con il giovane e promettente connazionale. Poi lo ha cambiato con quello di Froome. Ora ha tutte le ragioni per stampare una bella foto del suo primo Giro d’Italia e appenderla alle pareti di casa.

«Questa gara è stata un’altalena di emo­­zioni, è come se avessi affrontato le montagne russe - spiega. - Il piano originale all’inizio della stagione era che avrei disputato la Vuelta a España e non sapevo che sarei arrivato al Giro fino a un mese e mezzo prima del via. Dall’inizio della stagione siamo andati a tutto gas e la mia forma è stata buo­na. Sono riuscito ad allenarmi in modo costante durante il lockdown e ho svolto un importante blocco di lavoro con la squadra du­rante il ritiro a luglio in Val di Fas­sa».

Anche se in Portogallo è diventato una stella, Joao non perde la testa e resta con i piedi per terra.
«La reazione dei tifosi è stata pazzesca. Le persone hanno ri­co­nosciuto il mio duro lavoro e spero che continueranno a supportarmi an­che nei periodi difficili, perché nello sport non si può essere sempre al top. Ho dimostrato di poter soffrire e di saper gestire la pressione, sono il pri­mo a mettermene sulle spalle. Al Giro ho scoperto molte cose su di me, mi sono spinto mentalmente oltre i miei limiti e ho dato tutto ogni giorno. Ma al tempo stesso sono consapevole di avere ancora tanto da imparare e margini di miglioramento. Lascio questa gara dura con tanti bei ricordi, il migliore dei quali è stato senz’altro il giorno in cui ho conquistato la maglia rosa sull’Etna. Salire sul podio finale sarebbe stato un sogno, ma ho dato tutto quello che avevo e ottenuto quello che solo in una favola potevo immaginare alla vigilia. Non so cosa mi riserverà il futuro, ma continuerò a lavorare e crescere per indossare di nuo­vo questa maglia che è davvero iconica» promette con il sorriso di chi sa che è solo all’inizio di una carriera che ha tutto per tingersi di rosa.

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
C’era una variante gialla nella presentazione del Giro d’Italia 108 lunedì sera Roma. Una pista che porta alla vicina Slovenia con vista anche in Friuli Venezia Giulia, se non in Veneto, poi capirete perchè. La piccola nazione, due milioni di...


Talenti e campioni da ogni angolo del mondo, ma anche il meglio del ciclismo italiano e austriaco: il Tour of the Alps 2025, in programma dal 21 al 25 aprile nei territori dell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, ha svelato mercoledì 15 gennaio...


Il gruppo si prepara a fare nuovamente il suo sbarco in Arabia Saudita, in particolare nella regione di AlUla, per affrontare dal 28 gennaio al 1° febbraio l'edizione 2025 dell'AlUla Tour. Saranno 17 le formazioni al via, tra cui 6...


La notizia ha fatto decisamente rumore ed il giro social del mondo in pochi minuti grazie a Van per Poel,  Pirelli consolida la propria presenza World Tour e in Coppa del Mondo XCO al fianco del Team Apecin-Deceunick con la nuova partnership...


Carlotta Cipressi ha una gran voglia di ripartire,  di mettersi in gioco, non vede l’ora di buttarsi a capofitto nella sua prima stagione nel World Tour. Ci bastano poche parole per capire che la ventunenne di Forlì è entusiasta all’idea...


Alla presentazione del Giro d’Italia a Roma c’era anche Paolo Bettini: nel suo palmares ci sono due ori Mondiali e uno Olimpico e poi le due vittorie alla Liegi-Batsogne-Liegi e una alla Milano-Sanremo. L’esperienza a Bettini non manca e, dopo...


Dopo poco meno di tre mesi dalla vittoria con cui Sandra Alonso ha battuto Giada Borghesi nel Tour of Guangxi il Women World Tour è pronto a ripartire. La nona edizione del Santos Women's Tour Down Under, prima competizione a...


Oggi è un gran giorno per Maurizio Fondriest che festeggia quota 60: è nato a Cles, in Val di Non, il 15 gennaio 1965. Tanti auguri, Maurizio. Con “Mau” Fondriest festeggiano la moglie Ornella e i figli Maria Vittoria, Carlotta...


Possedere una bici unica è spesso il desiderio di molti ciclisti, del resto, una bicicletta creata secondo i nostri gusti può raccontarci e diventare una piena estensione della nostra personalità. Se l’estate scorsa vi siete innamorati della nuova Verticale SLR, sappiate...


Fondato nel 2024 come club dilettantistico, nel 2025 il Karcag Cycling - Epkar Team compirà il salto nella categoria UCI Continental. Il team, che già nella scorsa stagione ha preso parte a competizioni internazionali del calendario UCI Europe Tour, punta...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024