Il ciclismo italiano sta ripartendo, tra normative anti-covid e cambi date nelle Classiche, che non hanno dato lustro al nostro Paese. Nello sport che riparte ci sono tante novità nella Federciclismo, con il presidente Renato Di Rocco, che vuole puntare su giovani, velodromi e fuoristrada, per portare l’Italia ai vertici del ciclismo internazionale.
Presidente abbiamo visto tanti cambi data nelle Classiche, con la Milano-Sanremo spostata in agosto dall'8 al 22 e 15. Cosa è successo?
«A chiedere i cambi data è stata RCS che voleva la Sanremo il giorno di Ferragosto per anticipare il Giro di Lombardia. Alla fine hanno dovuto lasciare la Sanremo all’8 perchè il 22 e 23 agosto si correranno i campionati nazionali e il sindaco di Sanremo non voleva la corsa a Ferragosto».
L’Italia sembra essere l’ultima ruota del carro in un ciclismo dove a comandare è la Francia con il Tour. È così?
«Assolutamente no. Il ciclismo italiano è tenuto molto in considerazione all’estero, il problema è la nostra economia, che rispetto alla Francia è molto debole e sono i dati a dirlo. Basti pensare che il più grande gruppo bancario italiano è in mano ai francesi, così come la più grande catena di supermercati. In televisione vediamo Francia e Germania dialogare tra loro e a decidere e non è l’Italia».
Quindi è stata l’economia a dare ragione al Tour?
«Sono state le squadre che in accordo tra loro, hanno chiesto alla Uci di favorire il Tour de France, che fa da traino a tutto il movimento».
Però avremo il Giro d’Italia che sarà oscurato dalla sovrapposizione con le classiche di Belgio e Francia.
«Classiche e Giro sono corse diverse e anche Belgio e Francia alla fine avranno i loro eventi un po’ oscurati dalla nostra corsa. Dobbiamo essere realisti, questa è una stagione anomala e difficile per tutti e dobbiamo essere contenti di ripartire, considerando le condizioni nel mondo».
L’economia dello sport nel nostro Paese come sta andando?
«In tutte le discipline l’economia è sempre più straniera. Nel calcio abbiamo squadre con direzioni in Cina o nei Paesi Arabi, la Ferrari ce l’ha a Londra. Dobbiamo impegnarci e fare promozione».
Nel ciclismo in quale modo si può fare promozione?
«Sicuramente non si fa con le corse di RCS, che alla fine si occupa solo di far correre ciclisti già famosi e affermati. Non penso che RCS si preoccupi di fare promozione. Il ciclismo va guardato in un modo molto più ampio».
In quale modo?
«Noi ci siamo candidati per eventi importanti che abbiamo ottenuto, esiste il ciclismo femminile, la Mountain Bike e la Bmx, i professionisti sono solo velodromi di Forano non distante da Roma e quello di Marcianise vicino Caserta. Quest’ultimo avrà un ruolo importante, perché sorge in una zona molto difficile e insieme alla palestra di pugilato sarà un vero punto di riferimento per i ragazzi».
Forano è tra Rieti e Roma, ma ci sono problemi di gestione per i fondi. State pensando a delle soluzioni?
«Quel velodromo viene utilizzato anche dall’Umbria e quindi anche loro contribuiranno e poi cercheremo di finanziare l’attività attraverso i master».
Il Comitato Laziale non ha più un presidente, come procederete?
«Al massimo entro settembre e comunque rimarrà in carica fino al rinnovo delle cariche nazionali. Quindi fine 2020 o a dicembre 2021 se il CONI dovesse decidere un rinvio a dopo le Olimpiadi».
Al termine del mandato si candiderà di nuovo?
«Vorrei candidarmi ma sarò anche disposto a lasciare il posto a chi vorrà prendere questa presidenza impegnandosi seriamente».
Abbiamo parlato di promozione del fuori strada, ci sono delle novità?
«L’Italia potrebbe ospitare una tappa della Coppa del Mondo di Ciclocross e probabilmente sarà Roma ad accogliere l’evento».
La Federciclismo si era proposta per aiutare la nazionale di ciclismo femminile afgana, a che punto siamo?
«Attraverso l’UCI stiamo inviando la prima bici per permettere al capitano della squadra di correre in una gara a Kabul. Ci stiamo anche organizzando per far venire le ragazze in Italia, dove il nostro Salvoldi farà un ritiro insieme alle nostre azzurre. Dobbiamo valutare il periodo, mentre l’Emilia Romagna si è offerta di ospitare le ragazze».
da Il Messaggero a firma di Francesca Monzone