
Più di tremila chilometri di distanza e ventimila metri di dislivello in tre settimane e quindici puntate (ciascuna di una quindicina di minuti) più una. Il “Non voglio cambiare pianeta” di Jovanotti, su RaiPlay – gratis - da qui all’eternità, è un cicloviaggio, una cicloavventura, un ciclopellegrinaggio, un ciclodoc e un ciclotrip e dunque un ciclodocutrip, una ciclovia dentro e fuori di sé, una ciclodichiarazione d’amore, una cicloesplorazione dall’altra parte del mondo e anche dell’anima.
Lorenzo Cherubini è passato dal Jova beach party della scorsa estate al Jova bike party di questo inverno, da un bagno di folla a un tuffo di solitudine, da una maratona di concerti a una marcia a pedali, da assembramenti musical-umani a fughe natural-animali. Cile e Argentina, Ande e pampas, la Bombonera (lo stadio del Boca Juniors) e la Casa Rosada (il palazzo del governo argentino), molto vento a favore e un po’ anche contro, lama e cavalli, una lumacona e perfino uno zorro, di quelli a quattro zampe e senza mantellina, una striscia di asfalto rettilinea su cui è possibile perfino sdraiarsi, paesaggi sonori e poesie finali (bellissime, tutte), panorami ad angolo piatto, un caleidoscopio di orizzonti verticali e vertici orizzontali.
Il bello di Jovanotti è che fa quello che tutti noi vorremmo poter (anche vorremmo voler) fare: mollare e andare. Il bello di Jovanotti è la sua voglia, il suo entusiasmo, la sua semplicità, la sua adattabilità, anche la sua naturalezza e la sua semplicità, il valore di quello che fa: nulla di più pacifico e meno invadente che girare il mondo in bicicletta. Lo fa con il suo modo a volte ingenuo, naif, superficiale, con cui si promuove e si premia: bellissimo, psichedelico, importante, fantastico, figata.
Il bello di Jovanotti è anche che fa cose che facciamo anche noi: colazioni trasformate in abbuffate, indagini etnografiche condotte sui citofoni condominiali, incontri casuali ingigantiti in appuntamenti fatali. E che da questo momento continueremo a fare con meno sensi di colpa. Il bello di Jovanotti è anche che, se lo fa lui, allora lo potremmo fare pure noi. Che magari non è proprio così, ma illudersi, ogni tanto, fa bene alla salute. Se non alla salute del corpo, almeno a quella dello spirito.
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