
Ad un anno dal terribile incidente di cui è stato protagonista in allenamento, Samuele Manfredi continua la sua lunga risalita e, soprattutto, continua a sentirsi un corridore. Lo ha spiegato molto bene in una intervista concessa a Francesco Pancani di RaiSport.
«Cosa mi manca di più della vita del ciclista? L’essere liberi e fare fatica».
Manfredi è impegnato nella riabilitazione presso il Centro del Risveglio di Cona, in provincia di Ferrara: ogni giorno per lui cinque ore di lavoro tra palestra, kayak e piscina. A volte i medici che lo seguono sono costretti a sgridarlo perché la voglia è quella di non fermarsi mai. «Devi riposare, mi dicono. Ma loro non sanno cosa vuol dire fare il ciclista, fare la fatica del ciclista».
E per descrivere la situazione che sta affrontando da dodici mesi, Samuele usa naturalmente una metafora ciclistica: «Sono un corridore impegnato in una corsa molto lunga e molto dura, mi ritrovo con la ruota bucata sotto la tempesta, ma so che dietro di me sta per arrivare l’ammiraglia e soprattutto so che la tempesta sta per finire, perché lo sento e perché l’hanno detto le previsioni meteo. Ecco, sto aspettando il sole».