Un sondaggio da Aigle, un tweet da Copertino, un’inchiesta dalla Gran Bretagna. Sono i tre elementi della svolta tecnologica del ciclismo e del solco sempre più profondo che si va scavando tra le istituzioni e la realtà.
Cominciamo dal tweet. Sul Corriere della Sera di questa mattina Marco Bonarrigo racconta del “cinguettio” di Tim Cook, il guru di Apple, che dopo la tappa di lunedì ha scritto: «Congratulazioni @WoutvanAert e @JumboVismaRoad per l’incredibile vittoria! Godetevi il meritato riposo! #TDF2019».
Cook appassionato di ciclismo? Non v’è certezza, come scriveva il poeta, ma di sicuro si dimostra attento a chi utilizza gli strumenti della sua azienda per creare qualcosa di innovativo. Di cosa si tratti lo racconta molto bene Andrew Griffin sulle pagine dell’Indipendent. La Jumbo Visma - ma il sistema è adottato in forma più o meno simile anche da altre squadre - ha creato una rete di app e raccolta notizie che permette di tenere monitorati i corridori lungo l’intera giornata. Si va dall’app che gestisce e calcola il cibo (per esempio, puoi avere una fetta di torta ma devi rinunciare a qualcos’altro), le calorie, le proteine e via dicendo, alla triangolazione dei dati stradali di Google Maps e Street View con le informazioni che lo staff che precede la corsa invia direttamente alla centrale operativa, elaborati grazie all'app VeloViewer. Dati ai quali si possono aggiungere anche i valori dei corridori per arrivare a disegnare la strategia di gara chilometro per chilometro. Quest’ultima parte, riferita a watt, consumi energetici e via dicendo analizzati in tempo reale (la sera invece vengono raccolti scaricando i ciclocomputer di ogni atleta e ovviamente analizzati), non viene utilizzata al Tour de France perché i dati arrivano in maniera ancora troppo imprecisa, ma si tratta di una mera questione di tempo.
Il genio che manovra ipad, iphone, app e tutte le strumentazioni Apple - da cui l’evidente interesse di Tim Cook - è l’ex professionista Grischa Niermann che ha creato l’intera struttura e fa confluire in maniera organica questa miniera di dati sull’ipad che viene posizionato sulla prima ammiraglia della squadra e permette ai tecnici di “pilotare” nel migliore dei modi Van Aert, Kruijswijk e compagni.
E il sondaggio? Beh, è quello che l’Uci ha lanciato qualche giorno fa chiedendo agli appassionati suggerimenti per migliorare il ciclismo su strada. Tra le domande, quelle sul divieto di utilizzo dei ciclocomputer in corsa. Una domanda che, è evidente, nasce già vecchia, superata, inutile. Possono anche toglierli ma immaginiamo che fra poco tempo basterà un sensore applicato sulla pelle del corridore per raccogliere tutti i dati necessari e trasmetterli in tempo reale. È la tecnologia, bellezza, e tu non puoi farci nulla. Ma non siamo certi che all’Uci l’abbiano capito.
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