
Vincenzo Nibali non ha deluso le aspettative del pubblico. In questa tappa simil Lombardia doveva attaccare e lo ha fatto, prima in salita e poi in discesa. «Oggi è stata una giornata molto dura, mi sono mosso quando il ritmo era alto ed eravamo già rimasti in pochi. Alla fine della seconda settimana le energie sono quelle che sono, per tutti, a parte per Damiano. Gli scappa la gamba, devo tenerlo a freno» racconta complimentandosi con il compagno Caruso, con lui ospite del Processo alla tappa. «Abbiamo una storia simile, arriviamo entrambi dalla Sicilia bella, siamo cresciuti insieme alla Mastromarco, le nostre famiglie hanno dovuto affrontare tanti sacrifici e oggi averlo al mio fianco è una certezza, non solo in gara. Damiano ha sempre la battuta pronta e tiene alto il morale in squadra. Non serve che lo dica io, è un signor corridore, tanto che ha concluso dei Giri d'Italia tra i primi 10 della classifica generale».
In vista della meritata giornata di riposo è il momento di tirare le somme di questa corsa rosa, ancora tutta da decidere. «Abbiamo lasciato troppo spazio a Carapaz, è stato un errore mio ma soprattutto di Roglic, che in gara mi ha fatto uno di quegli scherzetti che si facevano da allievi, quando non volevi tirare, non ho mai visto fare certi azioni tra i professionisti… Comunque quel che è fatto è fatto, Primoz chiaramente ha la crono finale dalla sua parte, ma se si basa solo su di me, la corsa si apre a tanti altri pretendenti. Io per natura non sottovaluto mai nessuno, tengo tutti gli avversari in grande considerazione. Yates si sta riprendendo e cercherà di rientrare in classifica, Ho grande rispetto per Roglic e Carapaz, che ha già vinto due tappe in questo Giro. L'assenza del Gavia può cambiare la corsa, ma la settimana che viene ci presenterà comunque tante salite e altri attacchi. Ci faremo trovare pronti».
E prima di andare in hotel lo Squalo riceve i complimenti del velocista Filippo Tortu, primo italiano capace di correre i 100 mt sotto i 10" («Come fai? Io mi smonterei» scherza appunto Caruso), e di Alberto Contador, di cui ha detto: «Il Pistolero per me è sempre stato una fonte di ispirazione perchè ti poteva attaccare anche quando non te lo aspettavi, in salita come in discesa, in una tappa chiave come in una di trasferimento. Non gli importava di arrivare secondo o terzo, correva solo per vincere. Così si comporta un campione».