Joseph Areruya fa un altro passo nella storia. A soli ventitré anni è già un eroe sportivo del Ruanda e domenica lo sarà ancora di più perché sarà il primo nero africano a scendere all’inferno del ciclismo, quello della Parigi-Roubaix.
Un metro e 76 per 74 chili, professionista con la Delko Marseille, eletto corridore africano dell’anno nel 2018, Joseph Areruya scriverà un’altra pagina nella storia della corsa che, alla sua edizione 117, non finirà mai di stupire. Nel 2017 con la maglia della Dimension Data Continental ha vinto una tappa del Giro Baby, poi due tappe e la classifica finale del Tour du Rwanda. Lo scorso anno, il primo con la Delko Marseille, ha conquistato una tappa e la classificafinale della Tropivale Amissa Bongo, la vittoria finale nel Tour de l'Espoir e il tiolo nazionale della crono.
«Con il suo fisico robusto, Joseph ha le qualità per fare bene un giorno alla Parigi-Roubaix» spiegano i tecnici del team Delko-Marseille. E Bernard Hinault si lascia andare ad una affermazione ancora più forte: «Areruya è il Peter Sagan dell'Africa, fisicamente è impressionante».
Tra l’altro quella di domenica sarà una giornata davvero speciale per il Ruanda perché è il giorno della commemorazione ufficiale del genocidio del popolo ruandese, avvenuto 25 anni fa. E la bicicletta, nel Paese africano, ha avuto grande merito ad avvicinare le etnie hutu e tutsi che per anni si sono combattute.
Domenica hutu e tutsi saranno seduti davanti alla televisione, gli uni accanto agli altri, per tifare Areruya con la speranza di vederlo arrivare al Velodromo di Roubaix. E con loro ci saremo anche noi perché, nonostante tutto, le favole ci piacciono ancora.
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