Nonno e nipote in bicicletta. Il nonno in sella, il nipote sul portapacchi. Il nonno che pedala e guarda avanti, diritto, il nipote che si volta indietro, verso la macchina fotografica, verso il fotografo. Il nonno in pantaloni lunghi, camicia celeste a maniche arrotolate, mocassini e basco, il nipote in pantaloni corti, camicia bianca a maniche corte, sandali e purillo, che è un basco da bambino, con un picciuolo al centro. Scarpe buone, si direbbe, scarpe da giorno di festa.
Nonno e nipote in bicicletta. La strada è diritta, d’asfalto, in campagna, tra i platani, una strada da Tour de France, la didascalia recita Provenza 1955, la strada è sempre via e vita. La bicicletta è da città, da campagna, da passeggio, normale, non da Tour de France, il parafango posteriore appare vissuto, il fanalino posteriore sembra solo un catarifrangente. Dietro al nipote, una baguette, senza una carta per proteggerla, ma i francesi fanno così, li vedi passeggiare con una baguette ancorata anche sotto l’ascella. E sotto la baguette c’è una piccola bandiera tricolore, bianco rosso blu, forse davvero in quei giorni e da quelle parti si corre il Tour e allora la bandiera dà un senso di appartenenza, forse addirittura di proprietà, a una nazione, a una squadra, a una squadra nazionale.
Nonno e nipote in bicicletta. Il nonno dà un passaggio al nipote, il nipote dà un valore al nonno, il nonno accompagna o forse guida, il nipote – a suo modo – protegge e indirizza, e intanto appoggia le mani ai fianchi del nonno. C’è una pietra – in basso, a destra - sulla strada, c’è un tempo sospeso, c’è un cielo appeso, c’è un’andatura tranquilla, c’è un rettilineo silenzioso, almeno visto da qui, a 63 anni di distanza, a 500, mille e forse più chilometri di lontananza. C’è quell’attimo decisivo colto per sempre – e qui sta nello sguardo del nipote - che fa la sostanza, che fa la differenza, che fa anche la storia.
Elliott Erwitt sosteneva che “il punto fondamentale è scattare la foto in modo che poi non ci sia bisogno di spiegarla con le parole”. Novant’anni, francese di origine ebrea da genitori russi, vissuto anche in Italia e poi negli Stati Uniti, Erwitt è uno dei maestri della fotografia. E una sua mostra, “Personae”, è in scena nelle Sale dei Paggi, nella Reggia di Venaria, a Venaria Reale (Torino), fino al 24 febbraio 2019 (da martedì a venerdì ore 9-17, sabato, domenica e festivi ore 9-18.30, ingresso a 3-6-10-12 euro), per informazioni e prenotazioni tel. 011/4992333. Oltre 170 opere, viste e riviste ma mai abbastanza, ritratti posati e rubati, studiati e colti, da Marilyn Monroe a Che Guevara, da Sophia Loren a John Kennedy. E poi quei due, il nonno e il nipote, in bicicletta, un romanzo una storia un racconto una didascalia che chiunque, volendo, può sempre scrivere.