Non si scappa: sono le salite il marchio di fabbrica della Vuelta, che scatta da Malaga domani nel tardo pomeriggio con una crono di 8 chilometri e si conclude a Madrid il 16 settembre. Nove gli arrivi in quota, fra quelli classici (Lagos de Covadonga) e quelli inediti (il Monte Oiz, con pendenze sul 18 per cento), ma di montagne c’è un’ampia scelta anche strada facendo: basti dire che il penultimo giorno, secondo un modello già collaudato prima di Giro e Tour, è prevista una frazione di appena 105 chilometri che si conclude a Coll de la Gallina dopo aver affrontato sei gran premi della montagna. Due le cronometro: oltre a quella iniziale, i 32 chilometri piatti di Torrelavega alla sedicesima frazione. Senza la coppia inglese Thomas-Froome, con Dumoulin e Bardet impegnati al giro di Germania, resta una Vuelta che si apre ad un corridore completo, che sappia comunque tenere un buon passo in salita: ecco le dieci facce che, per un motivo o per l’altro, renderanno interessante la corsa spagnola.
Vincenzo Nibali. Che si presenti al via è già una vittoria: con quello che gli è successo al Tour non era scontato. Più che l’albo d’oro, dove è entrato nel 2010 inaugurando i successi in tutte le grandi corse a tappe, insegue la forma per il mondiale: se poi ci scappa una vittoria di tappa, si può persino brindare.
Nairo Quintana. Con Nibali, Valverde e Aru è uno dei quattro già arrivati a Madrid in maglia rossa: sa come si fa, insomma. Reduce da un Tour con una giornata di gloria e molte ombre, si ripresenta sulle salite spagnole come uno degli uomini da battere: adesso non gli resta che dimostrarlo.
Alejandro Valverde. Un successo e altri cinque podi alla Vuelta per l’ultimo grande di Spagna, che si ripresenta dopo un anno per incendiare il popolo di casa. Esperienza e tifo non gli mancano, forse il vero limite è l’età: a 38 anni puntare alla Vuelta e poi al Mondiale potrebbe essere troppo.
Fabio Aru. Ripartito in silenzio dalla Polonia, dove ha dato buoni segnali, chiede alla corsa che ha vinto tre anni fa il definitivo rilancio. L’occasione non gli manca: poca crono e parecchia salita è il suo menu prediletto, l’importante è che provi a mangiare con tranquillità e non cerchi di abbuffarsi subito.
Peter Sagan. Ripresosi a fatica dai dolori del Tour, ritrova una corsa dove ha vinto quattro tappe, ma non ha mai avuto troppa fortuna. Dicono che passi dalla Spagna cullando il sogno di poter conquistare il quarto mondiale su un circuito per lui quasi impossibile: per i miracoli, insomma, si sta attrezzando.
da Il Resto del Carlino
Elia Viviani. Forte di quindici vittorie stagionali, della maglia tricolore e di un paio di medaglie agli Europei della pista, si presenta in Spagna per mettere il definitivo timbro alla stagione del salto di qualità. Non troverà l’intero Gotha della velocità, ma battere chi c’è resta la migliore delle regole che si è dato.
Matteo Trentin. Cancellato un anno di sfortuna con il trionfo agli Europei, torna sul luogo in cui ha capito di non essere soltanto un ottimo aiutante, ma di poter fare il leader. Come tale, proverà a lasciare il segno come un anno fa, quando vinse quattro tappe: gliene basterà una per rendere più luminosa questa stagione.
Adam & Simon Yates. Stessa faccia, stessi risultati per i due gemellini britannici, che hanno deciso di far coppia in questa corsa: Simon ha sognato per due settimane di poter vincere il Giro, Adam non ha mai accarezzato l’idea del podio al Tour. Qui ripropongono la stessa ambizione: chissà che l’unione non faccia la forza.
Richie Porte. Altro degente del Tour, insieme a Nibali e ad Uran, chiede alla Vuelta di fargli da trampolino per il Mondiale. Non ha altre ambizioni, né può averle, non avendo mai corso dopo la caduta in Francia: se i buoni allenamenti che dice di aver fatto torneranno utili, ci sta che l’ultima settimana metta la testa fuori dalla cesta.
Michael Kwiatkowski. Gregario di lusso al Tour per Thomas e Froome, vincitore del giro di Polonia un paio di settimane fa, è davanti a un bivio: per quanto Sky racconti di puntare su De la Cruz, l’ex iridato ha l’occasione per dimostrare di esser pronto per vincere un grande Giro. Altrimenti, dovrà continuare a faticare per altri.