Con un filo di voce risponde dall’obitorio di Mezzolombardo, dove Sara Piffer aspetta ancora di essere visitata dal medico legale, Antonello Della Corte, che da un paio di anni è il braccio destro di Renato Pirrone, team manager della Team Mendelspeck Ge-Man. Ha la voce di chi preferirebbe non proferire parola. «È una tragedia, non si può morire a 19 anni in questo modo brutale – ci dice -. Mia figlia Benedetta ha la stessa passione per il ciclismo, ma oggi siamo semplicemente sconvolti. E dire che quel tratto di strada, generalmente, è privo di traffico, non passa un’anima. Questa volta, invece, c’è stato questo sorpasso scellerato che ha stroncato la vita di una ragazza che sognava di diventare una campionessa».
Antonello non ce la fa a parlare e passa il cellulare a Renato Pirrone, che aggiunge appena che «era una ragazza fantastica, con una motivazione pazzesca. Pensi che un anno fa quando per un’altra tragedia della strada perse la vita (10 maggio 2024, ndr) Matteo Lorenzi a soli 17 anni perché investito da un furgone, Sara corse a Corridonia (Marche, 13 maggio, ndr) per dedicare la vittoria a Matteo: e vinse».
Brava a scuola, maturità scientifica conseguita a pieni voti, aveva chiesto ai genitori (mamma Marianna e papà Lorenzo) di vivere un anno sabbatico per provare ad emergere in bicicletta. «Aveva tutto per poter diventare una piccola grande campionessa – aggiunge Pirrone -, adesso ci resta solo il dolore di quello che poteva essere e non è stato».