STORIA | 28/10/2017 | 11:05 «Una ciclabile intitolata a Magni? No, grazie». A Prato il grande campione, scomparso ormai cinque anni fa, continua a far discutere. Anche sul nulla, visto che il sindaco Matteo Biffoni, ha smentito ancora una volta le voci circolate in città: «Non c’è alcuna richiesta e non abbiamo nessuna intenzione di intitolare qualcosa a Magni, che è stato un grande ciclista e purtroppo anche un fascista convinto».
Proprio queste ultime parole rappresentano il cuore della vicenda visto che l’Anpi, alla vigilia di una manifestazione contro il fascismo che si svolge in tutta Italia, torna a parlare in un comunicato del ciclista, temendo una sorta di riabilitazione politica. Oltre alle voci, ad alimentare le polemiche anche un nuovo libro del filosofo Walter Bernardi («La maglia rosa sopra la camicia nera»).
Il volume sarà editato da Ediciclo e uscirà nell’aprile del 2018, in occasione del settantesimo anniversario della vittoria al Giro d’Italia di Magni. «A quel tempo Vaiano non era comune autonomo, faceva parte di Prato - dice Bernardi - dunque un pratese aveva vinto la massima corsa ciclistica del nostro Paese battendo Coppi e Bartali. Il sindaco di allora Alfredo Menichetti decise di inviargli un telegramma di congratulazioni. Fu la fine della sua parabola politica». «A nome della cittadinanza inviole vivo compiacimento per sua bella vittoria sportiva che premia suoi sforzi e onora nostra città», si legge nel messaggio pubblicato anche sui giornali. Scoppia così un vespaio di polemiche. Ma come, il fascista omicida Magni viene celebrato dal sindaco comunista? Si chiedono non pochi all’interno del Pci. Sì, omicida. Questa è l’accusa che viene mossa al campione di ciclismo Fiorenzo Magni nel processo che lo vede imputato in contumacia per la morte di tre persone a Valibona, piccolo paese sui monti della Calvana e teatro di una sanguinosa battaglia avvenuta tre mesi prima della Liberazione di Prato.
Magni fu processato, anche Alfredo Martini - di idee politiche certamente opposte - testimoniò fra gli altri in suo favore e l’assoluzione per il «Leone» arrivò per insufficienza di prove, dalle dichiarazioni rilasciate in aula non si poteva essere certi né della presenza né della partecipazione attiva alla spedizione fascista contro i partigiani. Nel libro, oltre al processo, Bernardi cerca di ricostruire il periodo ’45-’46, in cui Magni percorre l’Italia in bici, non per gareggiare, ma per sfuggire a ritorsioni e vendette. Tornerà a Prato da corridore già nel 1947 in una tappa del Giro che tenta disperatamente di vincere per cancellare il passato. Riuscirà nell’impresa soltanto l’anno successivo. Ma non bastò a recuperare l’onore perduto, anzi, la ferita che aveva prodotto «infettò» anche il sindaco comunista Menichetti, oggi dimenticato: un'altra storia interessante raccontata nelle pagine del nuovo libro di Bernardi.
Fiorenzo Alessi, avvocato e grande amico del ciclismo, nonché amico di tuttobiciweb, ci ha inviato questa sua breve testimonianza, che volentieri pubblichiamo.
Caro Direttore , sarà l'avanzare dell'età, ma alcune cose mi fanno veramente indignare (è un termine educato, che non rende l'idea del mio stato d'animo). Non è un segreto : amo il Ciclismo. Una disciplina che, non foss'altro per i sacrifici che impone, ti insegna a vivere. La vittoria, e forse più la sconfitta, ne disvelano valori fondamentali : il coraggio delle proprie azioni, il rispetto dell'avversario ed il riconoscimento dell'altrui superiorità, l'energica volontà di riscatto e rivincita. Uno sport, pur evolutosi , dal fascino immutabile. Così come eterni rimangono i suoi più celebrati interpreti, soprattutto quelli di un tempo... che non c'è più. Quelli i cui nomi appartengono a quella sorta di Mitologia Eroica che nell'impresa sportiva trova alimento e la sua massima rappresentazione.
Per il Ciclismo, FIORENZO MAGNI è innegabilmente uno di questi Miti. Un Campione con la C maiuscola. Un atleta indomito e, sfido chiunque a dimostrare il contrario, anche una persona tutta d'un pezzo. Che ho avuto il privilegio di conoscere e che, già in tarda età, esprimeva in maniera ragionata e pacata le proprie legittime opinioni. Consapevole di poterne pagare anche il prezzo sulla propria pelle. Ma sempre senza timori, e men che mai compromessi. Insomma, è stato - anche - un Campione di Uomo. E chi lo nega, confinandone un'intera vita nella semplicistica definizione di "...fascista convinto..." , mente sapendo di mentire.
Un Mito non ha certo bisogno di vedersi "...intitolare qualcosa..." per rimanere nella memoria e nel cuore. FIORENZO MAGNI, nella Storia del nostro Paese ed in particolare in quella del CICLISMO , rimarrà per sempre IL LEONE DELLE FIANDRE.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi
P.S.Caro Fiorenzo, che dire? Prendo in prestito le parole di Curzio Malaparte: a Prato finisce tutto in stracci. Alfredo Martini (come ci manca), in quei tempi duri e agri, seppe far ragionare chi faticava a farlo. Oggi, un sindaco figlio della democrazia, si mostra più limitato e trinariciuto dei sui predecessori.
Per fortuna di Magni, c'è l'ANPI che non permettendo di intitolare una pista ciclabile ad un grande campione quale è stato, non lo accomuna ai suoi cari eroi, a Cavriago nel reggiano c'è piazza Lenin, a Bologna via Stalingrado, a Parma via Tito Broz.
Con stupore prendo atto del fatto..
28 ottobre 2017 19:18teos
..di abitare in un paese in cui intitolare o meno qualcosa di pubblico ad un cittadino che tanto lustro ha dato al tricolore è prerogativa di un\'associazione di reduci che godono di diritto di veto su tali decisioni. Solo dai noi, seriamente, solo da noi.
DISUNITA\'
29 ottobre 2017 00:05geom54
TRINARICIUTISMO dei compagni alla salamella, ma ormai sparita pure quella come la ciao ciao bella.
Ottusità
29 ottobre 2017 09:16AleC
Viviamo in un\'epoca dove torna prepotentemente la nostalgia del fascismo, e dove idee fascistoidi vengono propugnate da partiti di massa. A questo l\'ANPI dovrebbe pensare per seminare idee opposte, perché le idee sbagliate si combattono spiegando e convincendo sulle idee giuste.
Nella RSI hanno combattuto tanti personaggi che poi hanno dato lustro al nostro Paese, da Ugo Tognazzi a Raimondo Vianello, da Dario Fo a Marcello Mastroianni. Loro fino alla fine, altri furono fascisti prima di cambiare idea. Sarebbe il caso di capire che erano anni difficili in cui non era così scontato capire da che parte stare.
Capisco l\'ANPI se si oppone a un monumento a Rodolfo Graziani, gerarca reo di tante crudeltà, ma non se lo fa per Fiorenzo Magni.
PCI
29 ottobre 2017 16:04siluro1946
I comunisti tutti bravi e buoni anche quando uccidono e violentano in quattro, una tredicenne accusandola di "fascismo per aver fatto un compito in classe gradito dalle gerarchie di allora, pur essendo noti e denunciati alle autorità sono rimasti impuniti. Ora ci stanno ancora imponendo le loro regole presentandosi sotto mentite spoglie ed occupando cariche pubbliche importanti.
Egregio Avv. Fiorenzo Alessi ...
29 ottobre 2017 20:10Melampo
... Lei dovrebbe vivere nei dintorni di Prato (come me) per capire quanto certi elementi siano assolutamente limitati di cervello.
A Pistoia il 25 Giugno sono stati "fatti fuori" (con il voto, chiaramente), e da allora in poi in tutte le loro dichiarazioni si percepisce chiaramente quanta bile sbavino per questo.
Questi signori hanno ancora quattro anni e otto mesi per sbavare ancora ..., e questo è niente, a Marzo, alle prossime politiche, un Frecciarossa a tutta velocità li travolgerà, e allora speriamo di non doverne riparlare più.
Paragonare "Il Leone delle Fiandre" a questa gente, è come paragonare la cioccolata con qualcosa di organico che ha lo stesso colore.
30 ottobre 2017 08:30geom54
caro FIORENZO Magni che dire spiace tanto di tutto ciò;
epperò NON mi dispiace tanto, ma proprio nulla, per gli ultimi starnuti da pruriginoso e quasi ormai domo TRINACIURITARISMO della città di PISTOIA ovvero per S.B. un 37,52% con n. 7 "cadreghe" da oKKupare.
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