PROFESSIONISTI | 13/05/2017 | 07:13 E' rimasto tutto come prima, sia per la classifica generale e per le maglie di leader per la conclusione fra i trulli di Alberobello con la fuga inscenata alla partenza dai tre coraggiosi, il russo Dmitriy Kozontchuk e gli italiani Giuseppe Fonzi e Simone Ponzi, però costretto presto a rialzarsi per un incidente meccanico. Per oltre 200 dei 224 km. della tappa i due fuggitivi sono stati tenuti a tiro dal gruppo, senza altri sussulti, per un epilogo di tappa e la volata che Bruno Raschi, grande giornalista della rosea, soleva definire come “il lungo prologo di una coltellata”. Il fendente vincente è stato inferto dal piccolo, giovane, australiano Caleb Ewan della Orica-Scott, al suo primo successo nella corsa rosa, davanti a Gaviria e Bennett. E’ stato uno sprint elettrico e spettacolare con i primi tre a destreggiarsi con straordinaria abilità sul lastricato del complesso tratto conclusivo, quasi staccando il resto del gruppo.
Pure oggi è ancora la Puglia al proscenio (scopri qui chi sono i favoriti dei bookmakers Unibet) per tutta la tappa numero otto del GiroCento con partenza da Molfetta e arrivo a Peschici, nel promontorio del Gargano, lo sperone d’Italia di km. 189. E’ una tappa che è scomponibile in due parti: la prima piatta piatta lungo strade rettilinee mentre la seconda, che si sviluppa nella parte sud del Gargano, ha un profilo molto mosso, su e giù in continuazione, con curve e controcurve in successione.
La carovana si ritrova a Molfetta, importante centro della provincia di Bari, con la parte moderna caratterizzata da viali a scacchiera mentre il borgo costitutivo è posto su un promontorio, a fianco del porto. Nei pressi sorge il Duomo vecchio, pregevole costruzione del 1100 e altri edifici di specifico pregio. Subito dopo il km. 0 si passa nella provincia di Barletta-Andria-Trani, toccando Bisceglie, al centro di un territorio ricco di coltivazioni di ulivi con pregiata produzione, vigneti, ortaggi, ciliegie, agrumeti intervallati con insediamenti industriali e portuali. Nella parte centrale si ritrovano varie costruzioni religiose e civili con valenza storica e architettonica di rilievo. Numerosi sono i dolmen, monumenti preistorici in pietra e, fra questi, il dolmen della Chianca. In costanza di pianura, a fianco del mare Adriatico, la corsa punta a nord passando per Trani, Barletta che ricorda i fatti storici della battaglia di Canne del 216 a.C. vinta da Annibale sui Romani e la nota Disfida del 1503 fra cavalieri italiani e francesi con i “nostri”, guidati da Ettore Fieramosca, che prevalsero. Nota e auspicio a margine: che sia di buon auspicio per un successo tricolore anche nel Giro100. Barletta ricorda anche una vittoria di Giuseppe Saronni nel 1980 nella tappa con partenza da Lecce. Si incontra Margherita di Savoia caratterizzata dalle importantissime saline che nel 2013 è stata sede d’arrivo della 6^ tappa, con partenza da Mola di Bari con lo sprint vittorioso di Mark Cavendish su Viviani e Goss dopo un velocissimo circuito finale nei dintorni.
Il passaggio da Zapponeta segna l’entrata nella provincia di Foggia e dopo Manfredonia, al centro dell’omonimo golfo, sede del Parco Nazionale del Gargano, con la sua storia, il Castello Svevo, la storica zona della laguna di Siponto e molto altro ancora, segna pure il cambio del profilo altimetrico della frazione odierna. Si presenta subito dopo il GPM, 2^ cat., m. 747, di Monte Sant’Angelo che si raggiunge attraverso una zona boscosa che offre spettacolari e sempre più larghe visuali sul sottostante golfo e del Tavoliere delle Puglie. E’ un’ascesa di km. 9,800, che supera un dislivello di m. 558, la pendenza media è del 6,1% e la massima al 10%. Monte Sant’Angelo, con il suo santuario del VI secolo, meta costante di pellegrinaggi, è patrimonio dell’umanità Unesco. Di specifico valore e interesse sono anche la Tomba di Rotari, il battistero e l’abbazia di Pulsano.
La discesa conduce nella bella località di Mattinata e, quindi, un altro GPM, agevole, di 4^ cat., a m. 362, a Coppa Santa Tecla prima di ridiscendere sulla costa per Vieste, altra perla garganica con il suo caratteristico abitato medievale, il porto, la Cattedrale, il Castello, la spiaggia di Pizzomunno. Il Giro d’Italia, con la Potenza-Vieste del 1979, vinta allo sprint da Giuseppe Saronni su Francesco Moser, in maglia rosa, con notevole seguito di polemiche e con la semitappa, una cronosquadre del 1988, partente da Rodi Garganico, 40 km., con successo della Del Tongo-Colnago di Giuseppe Saronni davanti alla Carrera per 11”, 3^ la Gewiss a 57”, ha già fissato qui due traguardi.
L’incantevole Peschici, con le sue attrattive storiche, paesaggistiche, architettoniche e, soprattutto, turistiche della sua costa, delle spiagge e del mare accoglie per la quarta volta la conclusione di una tappa del Giro d’Italia. La prima è stata nel 2000 con la vittoria di Danilo Di Luca, nel 2006 successo di Franco Pellizotti e nel 2008 quando, a sorpresa, vinse il veneto Matteo Priamo. La dislocazione del traguardo è “obbligata” per la conformazione di Peschici e il tratto conclusivo è così descritto dall’ufficialità del Garibaldi organizzativo “Finale molto impegnativo e articolato. Ai meno 5 km. inizia una discesa veloce lunga circa 2 km. seguita da un breve tratto pianeggiante fino a 1500 metri dall’arrivo dove inizia la salita finale, progressivamente più ripida man mano che ci si avvicina al traguardo (punte del 12%) e con diverse curve a gomito. Rettilineo finale sempre in ascesa (attorno al 9-10%) di m. 200, largo m. 7, su lastricato”.
Il terreno per colpi di mano e iniziative coraggiose, nella seconda metà, c’è sicuramente e chi intende osare potrebbe avere dalla sua il fatto che i “big” potrebbero guardare già alla tappa successiva, quella di domenica, con conclusione sul temutissimo Block Haus.
Giuseppe Figini
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