GHIGO: «CAIRO UOMO DELLA PROVVIDENZA, CI TIRERÀ LA VOLATA»

INTERVISTA | 23/09/2016 | 07:09
Con Urbano Cairo ci ha lavorato all’inizio degli Anni Ottanta, a Publitalia. Enzo Ghigo, attuale presidente della Lega del ciclismo Professionistico ed ex Governatore del Piemonte se lo ricorda bene. «Eravamo un bel manipolo di giovani manager trentenni che avevano voglia di fare qualcosa di davvero importante. Io all’epoca mi occupavo delle vendite in Piemonte, Urbano era l’assistente di Silvio Berlusconi: si vedeva ad occhio nudo che aveva un colpo di pedale da autentico fuoriclasse».

Ghigo, da appassionato di ciclismo, non fatica a ricorrere a simbologie ciclistiche per parlare di un uomo che con l’acquisizione di Rcs Media Group e quindi anche della Gazzetta dello Sport e del Giro d’Italia ha la possibilità di fare grandi cose anche in favore del movimento del pedale.

«Io sono certo che sarà un bene per tutti – spiega a tuttobiciweb.it -. Cairo ha passione e visione da grande imprenditore. Conosce alla perfezione il comparto dell’editoria, ma come tutte le persone intelligenti che hanno un qualcosa di più non tarderà a comprendere le potenzialità di uno sport che è amato e può essere molto appetibile anche a livello sponsorizzativo. Al momento, soprattutto in questi ultimi dieci anni, il ciclismo non è stato venduto per quello che è. Lui non ci ha impiegato poi molto a comprendere che il Giro d’Italia è un gioiello prezioso, che può produrre molto di più di quanto abbia prodotto fino ad oggi. Non è un caso che abbia già dichiarato che il Tour sarà pure il Tour, ma il Giro d’Italia non è da meno e fattura troppo poco rispetto alla Grande Boucle. Cairo sarà un bene per Rcs, ma secondo me è un’opportunità per tutto lo sport del ciclismo. Chi non lo capisce e chi non sarà in grado di pedalare alla sua velocità è destinato a cambiare mestiere. Questo è chiaro. Come è chiaro che il prodotto Giro e tutte le corse targate Gazzetta sono un patrimonio del ciclismo mondiale e come tali vanno considerate. E come tali vanno rispettate. La Rai è in corsa per il rinnovo? Cairo ha già fatto sapere che le darà al miglior offerente, come è giusto che sia».

Parla di Urbano Cairo con assoluto entusiasmo: non teme di rimanerci poi male...
«Assolutamente no. Sono certo che farà grandi cose. Lo ripeto, non solo per il ciclismo targato Gazzetta, ma per tutto il movimento nazionale ed europeo, Urbano Cairo sarà la chiave di volta. Ha una visione ampia, da grande manager. Certo, lui è un uomo che guarda al profitto d’impresa, ma sa anche che non può pensare di avere le sue corse ricche in un giardino arido».

Cosa intende per giardino arido?
«Bisogna fare come fa Aso, l’ente che organizza tutte le corse targate Tour: profitto ma anche visione  d’insieme per l’attività nazionale. La Rcs non può considerare solo le proprie corse, c’è un movimento nazionale da tutelare e sviluppare. Io la penso come Marc Madiot, team manager della FDJ. Il principio ispiratore del ProTour era quello di riunire le migliori squadre, i migliori corridori e le migliori corse. Ma il risultato oggi è completamente opposto. Tutte le squadre sono d'accordo nel dire che questo WordlTour non va bene, ma l'UCI fatica a comprenderlo. Bisogna tutelare le corse Monumento, il ciclismo storico. Non è più tollerabile che si corrano la Clasica San Sebastian, il Giro di Polonia e London Classic in contemporanea. Non è gusto per gli organizzatori ma non è nemmeno utile ai team e alla struttura ciclismo. La polverizzazione del ciclismo aumenta costi e toglie interesse, credibilità. Poi esistono i calendari nazionali, che è giusto tornare a rispettare. Piaccia o no agli inglesi, ma il ciclismo ha una storia belga, francese, spagnola e italiana ed è giusto ricordarlo. Io sono assolutamente per la mondializzazione del nostro movimento, su questo non ci sono dubbi, ma occorre avere visione d’insieme e buon senso. La Cina sta crescendo tantissimo, ben vengano le corse e gli investimenti cinesi, ma la Roubaix, il Fiandre, la Liegi o la Sanremo e il Lombardia saranno sempre qualcosa di unico e difficilmente sostituibile».

Cairo pensa che possa avere voglia di immergersi in questo ginepraio?
«Mi risulta che abbia già avuto incontri con dirigenti di Aso. Lui è uno che lavora sodo e sa cosa fare per raggiungere gli obiettivi che si è prefissato. È persona capace e soprattutto è uomo che pensa in grande. Una SuperLega europea? Non è una boutade. E sono certo che nonostante abbia un fisico da scalatore, scattante e brevilineo, in questo caso sarà fondamentale per tirare una volata a tutto il movimento. Lui può davvero fare qualcosa di importante e di unico, ma tutto il ciclismo in ogni sua componente, deve fare la propria parte».

di Pier Augusto Stagi


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