La presentazione per il 2025 della Fenix Deceuninck ha portato tanti Paesi Bassi nel Fenix Scenario di via Quintino Sella a Milano. Parte del management, dello staff e dell'organico della squadra, naturalmente. E di conseguenza i media olandesi. Che hanno interpellato il team manager
Philip Roodhooft anche su una questione d'attualità riguardante non le donne del team, bensì l'uomo di punta della formazione maschile griffata Alpecin: Mathieu Van der Poel. «Mi aspetto sia in buona forma - ha affermato Roodhooft ai colleghi nordeuropei - ma non mi avventuro oltre coi pronostici: se dici che farà fatica e magari non è così fai una figura ridicola, se invece dici che farà bene rischi di creare solo pressione. Di sicuro ha lavorato bene ed è pronto, abbiamo stilato un bel programma di dieci gare prima del Mondiale. Sarebbe fantastico inoltre poter ritrovare un domani Wout Van Aert al top della forma per rivivere alcuni momenti e duelli epici. Mathieu e Wout hanno regalato al ciclocross momenti sensazionali che hanno scritto la storia della specialità e incrementato la partecipazione del pubblico. Devo dire però che sono rimasto stupito da uno strano "brusìo di fondo" che si è creato attorno alla nostra comunicazione, secondo qualcuno tardiva, del calendario di VDP. Ci sono diverse variabili che possono condizionare il calendario prima di poterlo rendere definitivo, pensiamo di esserci semplicemente presi il giusto tempo per ufficializzarlo.»
Dopodiché abbiamo avuto occasione pure noi di fare due chiacchiere con Roodhooft, che peraltro ha interloquito con noi in un italiano impeccabile. Dopo aver ribadito alcuni concetti espressi in conferenza stampa riguardanti il cambio di passo a livello di mentalità che vuole imprimere anche grazie all'
ingresso nello staff di Annemiek Van Vleuten (Se non sei disposto a rischiare di perdere, non puoi vincere...) ha risposto a un paio di nostre domande riguardanti il ciclocross. In particolare, lo abbiamo interpellato sul divario tra l'Italia e Paesi come Belgio e Olanda: «Forse dall'esterno sembra che sia "facile" per noi conciliare e portare avanti in maniera efficace sia l'attività su strada che quella del cross, ma di facile non c'è niente. E ne siamo contenti: se fosse facile tutti ci potrebbero riuscire, invece siamo orgogliosi di riuscire in qualcosa di difficile. Io non credo che vincere così tanto nel ciclocross sia per forza una prerogativa di belgi e olandesi, vero che dalle nostre parti è quasi lo sport nazionale ma anche altri movimenti possono fare molto bene se ci mettono la giusta ambizione e impegno a tutti i livelli. Portando il discorso a un singolo caso, stiamo vedendo come la campionessa italiana Sara Casasola sia disposta a fare ciò che va fatto: è venuta a correre da noi alla Claren Corendon (formazione di ciclocross dei fratelli Philip e Christoph Roodhooft
ndr) e sta mostrando uno spirito e una volontà di ferro!»
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