Cordiano Dagnoni guiderà la Federciclismo per un nuovo quadriennio. E’ il secondo mandato per il lombardo, che questa volta vuole cambiare rotta, ricordando a tutti che la Federazione Ciclistica Italiana, è la casa di tutti, aperta anche a possibili collaborazione con suoi avversari: Daniela Isetti e Silvio Martinello, gli sfidanti che aveva battuto anche 4 anni fa.
«Rispetto alle elezioni precedenti mi sarebbe piaciuto passare al primo turno e, per usare un termine calcistico, ho fatto palo, non ho fatto gol – ha raccontato Cordiano Dagnoni dopo i risultati -: però forse, tutto sommato è ancora più gratificante farcela al secondo turno con un consenso ancora maggiore». 110 i voti raccolti da Dagnoni al primo turno, sei in meno di quelli necessari per essere subito eletto, mentre al secondo tutno ne ha ottenuto 138 contro i 92 di Martinello. A proposito, né Daniela Isetti né Silvio Martinello sono arrivati nell'area riservata alla stampa e anche diversi candidati alla vicepresidenza non eletti hanno lasciato l'assemblea senza commentare i risultati. Silenzio che... si è fatto sentire anche sui social, nessuno degli sconfitti ha commentato.
Ha parlato, ovviamente, il confermato presidente Dagnoni secondo il quale questa è stata una campagna meno velenosa rispetto alla precedente, dove i suoi avversari hanno combattuto a volto scoperto, senza ricorrere a tiri scorretti. «Soprattutto penso a Silvio Martinello. Quattro anni fa probabilmente era assistito dal punto di vista comunicativo da qualcuno che aveva toni più aggressivi, questa volta invece, anche se ha manifestando sempre la sua parte critica nei confronti dell'operato della federazione, posso dire che è stato molto più soft. Per quello che riguarda Daniela Isetti invece, direi che comunque si è mantenuta sempre sobria come nel suo stile».
Finito un quadriennio si tirano sempre le somme e si guarda a ciò che è stato fatto bene, ma anche agli errori, che possono essere corretti.
«Come ho già detto, le cose che vanno bene bisogna lasciarle. Per quello che sono stati i passi falsi, come li ho definiti in assemblea, mi hanno sempre insegnato che un leader deve fare tanti errori, l'importante è non ripetere sempre gli stessi e migliorare. Per cui cercherò ovviamente di fare tesoro dell'esperienza fatta in questi quattro anni e mettere a frutto appunto un background che può essere costruttivo ancora di più nei prossimi quattro anni».
Dagnoni ha parlato del suo precedente mandato e dei suoi quattro anni in cui non tutto è andato nel verso giusto.
«Certamente i momenti di tensione non sono mancati e mi riferisco anche a un consiglio federale molto disomogeneo, perché di fatto era la rappresentanza di tre fazioni diverse, per cui molto spesso ci siamo trovati in posizioni di disequilibrio e di conseguenza adesso spero di avere un consiglio più coeso e più compatto, con il quale poter lavorare in modo più sereno».
Si è parlato anche dei commissari tecnici, in particolare di quello della strada maschile e femminile. «Bennati fa parte della squadra. Non c'è stato un passo indietro di Daniele in queste settimane, ci siamo visti anche recentemente, per cui con lui si mantiene il buon rapporto che c'è sempre stato. I commissari tecnici maschile e femminile sono tasselli su cui dobbiamo lavorare, perché la Federazione deve pensare anche ai professionisti e alle medaglie che possiamo conquistare. In queste ultime settimane non mi sono concentrato sui tecnici ma su altro e per quanto riguarda il settore femminile, alla luce dell'addio di Paolo Sangalli, parliamo di un ruolo delicato e importante visto il grande successo e il grande livello delle nostre atlete».
Uno dei temi che più volte ieri a Roma Cordiano Dagnoni ha citato è quello sulla sicurezza, un tema che in questo nuovo quadriennio avrà un ruolo importantissimo.
«Per noi è un tema prioritario, spero di essere un po' più ascoltato rispetto al passato nelle varie istituzioni. E’ vero che la federazione deve occuparsi dello sport agonistico, l'obiettivo principale è vincere le medaglie alle Olimpiadi e ai Mondiali, però noi siamo la casa del ciclismo e rappresentiamo tutti coloro che vanno in bicicletta. Da un'analisi dettagliata, è emerso che siamo il terzo sport più praticato, davanti a noi ci sono solo le palestre che hanno un numero fittizio di praticanti, perché in molti si iscrivono e poi non praticano e poi c’è il running, perché con un paio di scarpette e un paio di pantaloncini puoi correre ovunque. Noi abbiamo più del doppio di praticanti del calcio, pertanto parliamo di numeri importanti, si parla di milioni di praticanti e di conseguenza abbiamo l'assoluto dovere e necessità di tutelarli sulle nostre strade».
Un quadriennio è finito e uno nuovo è appena iniziato. Dagnoni ha le idee chiare e vuole veramente essere il presidente di tutti, chiamando in causa una squadra forte, capace di rinforzare il movimento ciclistico italiano.
«Adesso c'è già una squadra con una ossatura forte. Ho sempre detto che - nonostante la mia esperienza lavorativa, ma anche quella che ho avuto nel comitato regionale della Lombardia che è il più grande e difficile da gestire - quando sono arrivato in federazione ho dovuto imparare tante cose, per tanto in questo nuovo quadriennio mi sento più sicuro. Ho imparato tante dinamiche gestionali all'interno di una federazione, che penso sia una delle più complesse per il numero di discipline e specialità. E’ una federazione importante e lavorerò per riportarla al livello che merita».
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