DOPING | 01/12/2024 | 08:15
di Nicolò Vallone
Ogni volta che esce fuori una notizia legata al doping, nel nostro o in altri sport, una delle osservazioni che sorge spontanea in molti appassionati di ciclismo è: certo che ormai nessuno è più controllato dei ciclisti...
L'altroieri allora, in occasione del
corso ACCPI-LCP-FCI per corridori neoprofessionisti, non ci siamo lasciati sfuggire l'occasione di rivolgerci a
Carmel Chabloz e Lucas Combebias dell'agenzia ITA, che si occupa dei controlli antidoping per la UCI e numerose altre federazioni sportive, comprese ad esempio pallavolo e automobilismo.
Intercettati all'uscita del palazzo Coni Lombardia di via Piranesi, dopo la loro preziosa e approfondita spiegazione ai 24 neoprof presenti sul funzionamento del sistema Adams, i due addetti di ITA hanno così risposto alla nostra domanda "Ma è vero che il ciclismo è lo sport con più controlli antidoping di tutti (un corridore di alto livello arriva ampiamente ai dieci test annui, per non dire oltre) ed è l'unico dove gli atleti stessi pagano in parte i propri controlli?"
«Sicuramente quello della UCI è il programma anti-doping più ingente tra tutti gli sport di cui ci occupiamo noi, poi Ci sono discipline molto importanti come atletica e tennis che non copriamo e lì non possiamo fare raffronti, ma tra gli sport di cui ci occupiamo noi di ITA il programma più ingente è sicuramente quello della UCI, che dal 2023 investe dieci milioni all'anno nell'anti-doping ed è l'unico in cui i corridori stessi (attraverso il 2,7% dei loro premi ndr) contribuiscono!»
Nella FOTO (Sprint Cycling Agency per ACCPI) la traduttrice di RCS Isabella Negri riporta in italiano ai giovani corridori le parole della Chabloz, di Combebias e dell'avvocato UCI Cyril Cattin, relatori del corso su ADAMS
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