ALTO DE MONCALVILLO Bisogna essere onesti. Che dopo avere lasciato la Visma (o essere stato lasciato, non importa) Primoz Roglic andasse così forte non ci credevamo. Nè io, né Mario Cipollini. Anche l’età, 35 anni il 29 ottobre, sembrava giocare contro. E le tappe al Tour prima della caduta e del conseguente infortunio alla schiena sembravano darci ragione.
Mario, la zampata stavolta ce la meritiamo noi.
«Sono d’accordo».
Salire il Moncalvillo, che è duro duro, a 100 pedalate al minuto è strabiliante.
«Agilissimo e potente. Roglic è andato forte anche se grande parte del merito è stato di Martinez che, quando ha accelerato, ha creato il buco. È stato impressionante. Primoz doveva poi finire il lavoro. Però guardiamo anche gli avversari, sono corridori che non possono mettere in difficoltà i grandi. Senza nulla togliere a Mas e Carapaz, ma sono di un livello un po’ più bassino. Con Yates e Almeida al top della condizione per Roglic sarebbe stato meno facile. Però non voglio essere frainteso, Roglic è un corridore con la C maiuscola».
Come ti spieghi questa sua performance?
«Viene da una stagione particolare. È caduto ai Baschi e al Tour, si è fatto male. Però questo gli ha consentito di risparmiare molte energie e di focalizzarsi sul finale di stagione, non solo sulla Vuelta. Ora credo che lui possa mettere nel mirino sia il mondiale crono sia quello su strada, perché quando va… va».