Van Aert e la nazionale belga si sono trasferiti nel villaggio olimpico di Parigi alla vigilia della gara su strada. Per il belga questa è la seconda esperienza alle Olimpiadi, dopo quella di Tokyo, ma adesso sta vivendo in pieno il clima del villaggio dove ci sono tutti gli atleti ed è contento per il clima che si respira.
«E’ incredibile quello che si prova qui, è completamente diverso da Tokyo – ha spiegato van Aert – In quella occasione poi la gara era a 200 km dalla città e tutto era diverso anche perché c’era il Covid. Gli altri atleti quando cammino nel villaggio mi riconoscono e non avevo mai pensato ad una cosa del genere. Mi piacerebbe incontrare dal vivo Simone Biles e LeBron James, ma penso che rimangano un po’ in disparte».
Il clima è sereno e Van Aert una medaglia olimpica l’ha già conquistata a Parigi, si tratta del bronzo nella prova a cronometro. Naturalmente il fiammingo punta al metallo più prezioso, ma sa perfettamente che Van der Poel sarà il corridore favorito.
«Per me Mathieu van der Poel è il favorito numero uno. Guarda cosa ha fatto nell'ultimo anno e mezzo nelle gare di un giorno. Solo perché non l'abbiamo visto al Tour non significa che non vedremo a Parigi un Mathieu al 100 per cento».
Il Belgio correrà con 4 uomini e questo sarà un vantaggio importante, in particolare quando la corsa entrerà nel circuito cittadino.
«Dobbiamo avere un buon piano se vogliamo che funzioni. Cercheremo di portare quanti più uomini sul percorso cittadino e se ci riusciremo sarà la nostra forza. Non dovremo essere troppo frettolosi nel mettere tutte le uova nello stesso paniere. Remco e io abbiamo gareggiato insieme in un numero sufficiente di Mondiali per andare d'accordo e anche questo sarà importante. Per il finale penso di avere una possibilità nello sprint. Ma se Remco avrà dieci metri di vantaggio sull’ultimo passaggio a Montmartre, allora in pochi riusciranno a riprenderlo».
Il percorso piace a Van Aert e pensa che sia adatto ad un corridore con le sue caratteristiche. Ieri è stata fatta la ricognizione e il fiammingo ha evidenziato le difficoltà nella salita di Montmartre. «La ricognizione ha confermato quello che ci aspettavamo. È un tipo di percorso che mi si addice, con salite esplosive e non troppo lunghe e neanche troppo ripide. Il circuito non è super difficile, ma abbastanza complicato da fare la differenza. La salita a Montmartre è davvero assassina e sarà importante farla bene l'ultima volta. Se riesci a fare la differenza lì, dopo sarà quasi tutta in discesa fino alla Senna e poi mancheranno soltanto 3,5 km fino al traguardo. La salita di Montmartre è più difficile del previsto, mentre le altre salite dell'anello cittadino sono meno complicate del previsto. I tratti in salita non sono così ripidi come nella Coppa del Mondo di Glasgow. Gli ultimi cinquanta chilometri prima di arrivare al circuito cittadino saranno piuttosto impegnativi».
Van Aert non ha avuto la stagione che voleva e l’incidente ad Attraverso le Fiandre, ha alterato tutta la primavera e la preparazione per le Olimpiadi.
«Penso di essere ancora una volta nella migliore condizione possibile. E’ difficile dire se potevo essere ancora più forte se non ci fosse stata quella caduta. Ho fatto buoni progressi e sabato scorso ho conquistato una maggiore fiducia in me stesso. Jasper e Tiesj sono qui e saranno un ottimo aiuto. Sono un collezionista di medaglie e questa volta vorrei tornare a casa con un colore diverso».