La Granfondo dell’Etna ha una magia: grazie a lei veniamo a contatto con qualcosa che profuma di sacro, con qualcosa di grande e sublime che ci ispira positivamente. E come se si ci accogliesse un’altra dimensione, diversa, magica, dentro cui il corridore si lancia senza alcun timore, perché questi percorsi rappresentano un varco attraverso cui possiamo andare al di là dei nostri limiti.
Pedara sarà sede della partenza e dell’arrivo, Linguaglossa invece sarà il kilometro zero e darà il via ufficiale verso Randazzo, Bronte e Ragalna dove i tornanti sembrano chicchi di un rosario da sgranare pedalata dopo pedalata. L’unica modifica al percorso delle scorse edizioni è l’inserimento negli ultimi 5 km di una nuova salita, 1.500 metri verso l’arrivo finale a Pedara per un totale di 120 km.
Paolo Alberati, raggiunto al telefono, ci spiega: «La Gran fondo dell’Etna è da parte rappresenta un amarcord della Giro dell’Etna professionisti che ebbi modo di correre due volte nel 1996 e ’97, corsa vinta anche dal siciliano e amico Biagio Conte sul medesimo percorso ma con partenza e arrivo nella centralissima via Etnea di Catania; dall’altra è un assist rivolto al futuro del cicloturismo siciliano, in quanto rappresenta l’ideale corona che sostiene le sette perle del Parco Ciclistico dell’Etna, unendo nel suo percorso in circolo intorno al cratere la base di tutti i versanti di scalata nel nostro fantastico vulcano (www.parcociclisticoetna.com)».
Da Giovanni Visconti, testimonial d'eccezione della Gran fondo, impariamo che sacrificio e soddisfazione sono legati. Anzi si può dire che nel ciclismo la soddisfazione sia la conseguenza del sacrificio. È il ricordo di quel pugno alzato tra le pietre laviche dell’Etna, quella lacrima di gioia che riflette le lacrime di pianto per una sconfitta significa essere caduti ma mai sconfitti. Un ricordo quello di Visconti che identifica ancora una volta l’essenza del ciclismo. Ecco il perché del suo ritorno come testimonial nell’Etna.
Sarà ancora una volta un edizione particolare, preludio alla prossima, valevole per il campionato Italiano amatoriale. Marco Compagnini sa bene che la sportività si fonda sulla consapevolezza che anche l’altro, l’uomo, il nostro avversario sta combattendo. Nei suoi occhi possiamo vedere riflesso quella gioia che illumina lo sguardo di chi ha fatto tutto per organizzare un evento straordinario come quello della Gf dell’Etna.
Nel ciclismo in tanti si chiedono «A che scopo partecipare, se non tutti possono vincere?». Credo che la risposta in questo caso sia semplice, perché la vittoria spetta a coloro che più s’impegnano per conquistarla, perché vittoria e sconfitta sono da sempre le facce di una stessa medaglia, bisogna semplicemente avere il coraggio di lanciarla.
Quando le gambe spingono sui pedali e il cuore accelera i suoi battiti, basta per un attimo alzare lo sguardo e lo stupore prenderà il sopravvento, eccolo imperioso l’ETNA che ci guarda dall’alto fiero della sua maestosità.
Un ringraziamento particolare al Presidente della Libertas Claudia Franceschino, al presidente del C.R. Sicilia Diego Guardì.
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