Quasi all’improvviso, senza neanche accorgersene, il ciclismo italiano si è ritrovato in mano un corridore che può ambire (e ambisce) a fare alta classifica in un Grande Giro. La crescita di Antonio Tiberi negli ultimi due mesi è stata lampante, con un livello in salita dimostrato tra Volta a Catalunya e Tour of the Alps che ormai non eravamo più abituati a vedere tra i giovani azzurri. Ma ciò che lascia ben sperare sono soprattutto l’entusiasmo e la convinzione che si respira attorno a lui, la consapevolezza del ragazzo e la fiducia del suo staff.
Franco Pellizotti ha guidato negli ultimi giorni Antonio al Tour of the Alps 2024, dove ha chiuso al 3° posto finale dopo una settimana vissuta da protagonista. Lo guiderà dall’ammiraglia anche al Giro d’Italia, con la speranza di vederlo sbocciare definitivamente sulle strade della Corsa Rosa. «Sapevamo che Tirreno e Catalogna erano due passaggi fondamentali in vista del Giro d’Italia - ha detto il DS della Bahrain Victorious -. Dopo il training camp in altura è arrivato molto bene al TotA e ora ci aspettiamo che si possa riproporre sugli stessi livelli anche al Giro».
L’atleta laziale è un classe 2001, quindi i suoi limiti devono ancora essere portati a galla. Il carattere e la testa - e di questo Pellizotti è sicuro - sono però quelle giuste. «Secondo me ha margini di crescita, non solo dal punto di vista fisico, ma anche mentale. Il Tour of the Alps gli ha dato la conferma che può lottare alla pari coi grandi capitani delle altre squadre e con questa consapevolezza arriverà al Giro conscio di poter fare il leader. Una delle sue forze è la tranquillità, la capacità di farsi scivolare tutto addosso, senza per questo perdere la necessaria concentrazione in corsa. E questo alla lunga potrebbe diventare un suo grande punto di forza, soprattutto nelle corse di tre settimane».
In tutto ciò non va dimenticato che Tiberi è all’esordio assoluto al Giro d’Italia, ma ciò non sembra preoccupare ne lui ne la sua squadra. «È anche il suo primo Grande Giro da capitano, non era mai partito con l’ambizione e la forma che ha quest’anno, ma per quello che ho potuto vedere in questi mesi e per come ho potuto conoscerlo ha la stigmate del grande corridore - aggiunge Pellizotti -. Ha la capacità di assorbire le critiche o di celebrare una vittoria alla stessa maniera, e questa è una qualità enorme».
Antonio ci ha raccontato (leggerete la sua intervista esclusiva nel numero di maggio di tuttoBICI) che si sente di potersi inserire nella lotta di quei corridori che, verosimilmente, si daranno battaglia alle spalle di Tadej Pogačar. «Se lo dice lui, sono contento. Pogačar fa un altro sport, però il Giro d’Italia ci insegna che tutto può succedere, che anche le seconde linee possono inserirsi nella lotta ai grandi obiettivi e sognare in grande. Siamo fiduciosi…» ha concluso Pellizotti.