Millenovencentottantaquattro, dolcissimo 1984, l’anno d’oro della carriera di Francesco Moser. Il 17 marzo ’84 Francesco trionfò alla Milano Sanremo. Esattamente 40 anni fa il super-campione tolse uno zero importante dalla casella. Aveva 32 anni, 8 mesi e 27 giorni, finalmente poteva dire “Sanremo sei mia”. In gennaio Francesco aveva migliorato due volte il record dell’ora a Città del Messico, percorrendo 50, 808 chilometri e poi la mitica misura 51,151 divenuta etichetta del suo spumante migliore. Grazie alla forma acquisita con la preparazione del record dell’ora in febbraio aveva dato spettacolo e vinto al Sei Giorni di Milano (ultima della storia al Palasport di San Siro) in coppia con l’olandese Renè Pijnen. Il 1984 doveva essere fantastico e lo è stato per il campione di Palù di Giovo griffato Gis-Tuc Lu.
Alla Sanremo 1984 parteciparono 227 corridori e solo 63 completarono i 294 chilometri. Ciò che 40 anni fa suscitò notevole scalpore fu la fase di avvicinamento di Francesco alla Classicissima: non disputò né Tirreno – Adriatico, né Parigi – Nizza, preferì allenarsi.
“Mi allenai sulle strade del Trentino – spiega Francesco – oppure scendendo a sud e percorrendo il giro del Lago di Garda. Spesso pedalavo per 200 chilometri in allenamento. Non c’era nulla di strano. A quell’epoca sembrava doveroso disputare o Tirreno Adriatico o Parigi Nizza semplicemente per la tradizione, era diventata una sana abitudine. Nella realtà non c’era l’obbligo di correre per forza una corsa a tappe prima della Sanremo, e i campioni dell’era attuale lo dimostrano: in certi casi dopo settimane di assenza alle corse partecipano ad una gara anche importante e la vincono”.
Nella Sanremo 1984 Francesco non sbagliò nulla. “Feci benissimo a rimanere in mezzo al gruppo, senza espormi, fino ad Andora e Diano Marina. In molti dicevano che la Sanremo andava corsa costantemente in prima fila. Nella realtà se la corri davanti fin dai primi chilometri arrivi poi al Capo Berta senza energie, è una gara lunga. Nel 1984 andò via la fuga, però la corsa diventò tale solo dal Capo Berta in avanti, ed è così ancora adesso”.
Moser s’impose alla Merckx: “Già sulla Cipressa avevo attaccato creando selezione. Lungo la discesa ci furono anche delle cadute che frantumarono il gruppo. Io comunque ero davanti”.
All’inizio del Poggio attaccarono Madiot, Roche e Millar. “Da metà salita in poi – aggiunge il trentino – noi favoriti eravamo insieme. Verso la cima ero coi migliori e quasi al culmine mi avvantaggiai”.
Francesco diventò anche campione della discesa dal Poggio, e non era facile alla soglia dei 300 chilometri di corsa. Arrivò in via Roma con 20” su Sean Kelly, Eric Vanderaerden e gli altri inseguitori. In tema di monumenti unitamente alle 3 edizioni della Parigi – Roubaix e ai 2 “Lombardia” la Sanremo 1984 è la sua vittoria più bella nelle classiche in linea, con un podio favoloso: Moser, Kelly, Vanderaerden. Per molti è la vittoria più bella in assoluto.
“Sono trascorsi 40 anni – assicura Checco – però uno come Pogacar deve copiare la mia strategia per vincere. Non è facile, la Sanremo rimane una corsa che tutti possono vincere oppure perdere e uno come Chiappucci lo dimostra. Lui era prettamente corridore da Giro di Lombardia, non da Sanremo. Eppure al Lombardia è arrivato due volte secondo, invece nel 1991 ha trionfato a Sanremo”. Il 1984 magico di Francesco comprende altresì le vittorie in 4 tappe, una in linea e 3 a cronometro, più la classifica generale del Giro d’Italia con apoteosi all’ Arena di Verona.
ORDINE D’ARRIVO – 1. Francesco Moser , km 294 in 7h22’25”, media 39,872 orari; 2. Sean Kely (Irl) a 20”; 3. Eric Vanderaerden (Bel); 4. Paolo Rosola; 5. Daniele Caroli; 6. Dag Erik Pedersen (Nor); 7. Eddy Planckaert (Bel); 8. Noel Dejonckheere (Bel); 9. Siegfried Hekimi (Svi); 10. Marc Madiot (Fra).