Da anni impegnata affinché le corse di ciclismo targate RCS Sport si svolgessero secondo i crismi del caso, Giusy Virelli da quest’anno riveste il ruolo di Project Manager del Giro d’Italia Women, un evento per la cui realizzazione le competenze e le esperienze da lei maturate sul campo in passato, al fianco di Mauro Vegni, saranno fondamentali.
«Ho fatto un percorso che col ciclismo c'entra ben poco. Mi sono laureata in Bocconi, ho studiato marketing e management e quindi ho iniziato a lavorare in radio, a Radio24. Da lì poi sono approdata in RCS Sport per lavorare nel marketing del ciclismo. Dopodiché, una volta entrata nei meccanismi, mi sono resa conto che era l'organizzazione ciò che mi interessava perciò, lavorando con Mauro Vegni, ho cominciato a fare gavetta, occupandomi un po’ di tutto e arrivando così a conoscere molto bene tutte le problematiche relative all'organizzazione. In questo modo, pian piano sono cresciuta e, come è giusto che sia in tutte le realtà aziendali, ho finito per assumere responsabilità più dirette. È chiaro che per me rimane fondamentale il confronto con il mio capo e il mio mentore Mauro Vegni, perché la sua esperienza io non posso averla quindi, pensando alla definizione del percorso del prossimo Giro Women, lui ha buttato un occhio e mi ha dato dei consigli lasciandomi però lo spazio per potermi mettere alla prova e di questo lo ringrazio. È stato prezioso. Ringrazio poi anche Paolo Bellino e il presidente Cairo per aver deciso di puntare su una donna in questo settore».
Con il loro sostegno e dopo tanti anni in RCS che l’hanno aiutata a formarsi compiutamente, Giusy ha dunque accolto con serietà ed entusiasmo un incarico non indifferente, quello di varare e rilanciare una manifestazione di assoluta rilevanza per il movimento femminile (e non solo) come il Giro Women.
«È una nuova sfida, l'occasione per mettermi alla prova in maniera diretta e sfruttare quello che ho imparato in tutti questi anni. È bello farlo per una corsa femminile, con atlete che, soprattutto le italiane, ci stanno dando tantissime soddisfazioni. Ho disegnato il Giro 2024 perché sia una corsa vera non una kermesse ed è per questo se, forse, sono stata un po’ “cattiva” inserendo alcune tappe dure. In generale però la corsa va in crescendo, si parte con una crono (importante in vista della preparazione olimpica), si prosegue poi con le tappe per le ruote veloci e si conclude con la tre giorni finale che è davvero dura dove vedremo chi, tra le campionesse che parteciperanno, si aggiudicherà il nostro bellissimo trofeo. Le difficoltà organizzative? Sono quelle classiche relative all'organizzazione di una corsa ciclistica. Il nostro sport non si corre in uno stadio, il nostro campo d'azione è la strada quindi chiaramente bisogna interfacciarsi con le autorità, i comuni, con le problematiche legate all'ordine pubblico che non riguardano il tifo (per fortuna il ciclismo ha un tifo positivo) ma più che altro gli assembramenti. Noi come RCS siamo in una posizione privilegiata perché comunque c'è un occhio di riguardo, un'attenzione importante da parte degli alti vertici e delle forze di polizia per cui abbiamo un supporto importante. In sostanza quindi le difficoltà sono quelle appunto relative al mettere le ragazze nelle migliori condizioni per gareggiare, disegnando un percorso, garantendo che sia sicuro e protetto e poi lasciando che siano loro a dare spettacolo. Spero e mi aspetto che tanta gente scenda per strada a vederle. Tocchiamo zone molto turistiche, penso a Sirmione, alle montagne, all’Adriatico, per cui mi auguro che le persone presenti in villeggiatura si prendano una mezz’ora per mettersi a bordo strada e sostenere le nostre ragazze perché lo meritano».
Si spera dunque che applausi, incitamenti ed esortazioni (anche da chi per caso dovesse imbattersi nella corsa) giungano copiosi il prossimo giugno all’indirizzo di atlete che daranno il massimo per onorare la corsa e provare a mettere le mani su quello che, tanto in campo maschile quanto in quello femminile, resta un simbolo d’italianità riconosciuto in tutto il mondo sportivo (e non solo): la maglia rosa.
«Se penso alla maglia rosa chi mi viene in mente prima di tutti? Dico Contador» esclama Giusy. «Anche se il primo vincitore del Giro quando ho iniziato il mio percorso nel ciclismo è stato Ivan Basso. Loro sono due corridori che ricordo davvero molto volentieri: uno è stato la mia prima maglia rosa in assoluto, l'altro perché mi ha emozionato tanto. Ora aspettiamo di vedere le ragazze, vorrei potermi ricordare della mia prima maglia rosa al femminile per tutta la vita».