Luciano Cerrato, il grande “patron” della Coppa Città di Asti, personaggio vulcanico e profondamente innamorato del ciclismo, si è spento nei giorni scorsi all’età di 87 anni. Con il suo addio il ciclismo astigiano ha perso il suo indiscusso ambasciatore.
Il suo approccio con la bici aveva radici lontane. «Quando ero ragazzo - diceva- ero affascinato dal racconto delle imprese del Diavolo Rosso, che andavo spesso a trovare nella sua officina di via Cavour. Successivamente è nata una bella amicizia con la figlia Paola e con la nipote Michela».
La sua grande passione si era concretizzata nei primi anni Sessanta, quando Luciano diventò prima presidente della Polisportiva Libertas e poi dirigente del Cavallino Rosso, il forte team dilettantistico del quale nel 1966, in coabitazione con il compianto Giacomo Toso, ricoprì anche il ruolo di Direttore Sportivo. Fu poi tra i principali artefici degli anni d’oro della Barbero di Canale, che per un quinquennio dominò la scena ciclistica piemontese.
Dopo essere rimasto per parecchi anni fuori dall’ambiente, nel 1992 ebbe occasione di seguire insieme a Franco Tarabbio la Coppa Città di Asti, all’epoca riservata alla categoria Juniores. «Quel giorno – confessava - ho deciso che quella corsa sarebbe diventata una classica degli Under 23 tra le più ambite d'Europa e senza presunzione, grazie soprattutto ai numerosi sponsor che mi hanno affiancato nel corso degli anni, credo di esservi riuscito».
In breve, con Luciano sul ponte di comando, la Coppa Città di Asti diventò una gara internazionale che aveva ben poco da invidiare alle corse professionistiche più blasonate. Per una quindicina di anni, dal 1993 al 2007, gareggiarono ad Asti i migliori talenti di tutto il mondo: da Ivan Basso, poi vincitore di due Giri d’Italia, all’ucraino Yaroslav Popovich, da Damiano Cunego, maglia rosa nel 2004, al tedesco Tony Martin. Quest’ultimo vinse l’ultima edizione e poi conquistò quattro titoli mondiali a cronometro tra i professionisti. Va inoltre riconosciuto a Luciano Cerrato gran parte del merito se nel 2003, dopo la bellezza di quarant’anni, il Giro d’Italia tornò a fare tappa ad Asti, con quel volatone in via Torchio dominato da Alessandro Petacchi.
Per la sua lunga attività a favore dello sport nel 2008 era stato insignito dell'Ordine di San Secondo, l'onorificenza più importante conferita dal comune di Asti, e in quello stesso anno era stato chiamato a far parte del Comitato organizzatore dei mondiali di ciclismo di Varese. Se ne è andato un grande personaggio, che la sua amatissima Asti non dimenticherà.
Da La Stampa – edizione di Asti
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