La storia di Yuriy Metlushenko - uno fra i velocisti più forti nel quadriennio 2008-2011 - si intreccia a filo doppio con quella di Ivano Fanini. Fu infatti il patron lucchese a rigenerarlo ed a dargli fiducia dopo che si stava avviando verso il tramonto. Uno fra i più forti ciclisti ucraini di sempre, colui che contribuì a far amare il ciclismo in una terra che purtroppo sta vivendo da anni i momenti drammatici della guerra, fu professionista dal 2002 al 2017. Una carriera lunga e ricca di successi ma che ha avuto anche un periodo critico tanto da essere messa in discussione.
Quando ebbe un mezzo pensiero al ritiro, Yuriy si affidò a Ivano Fanini come ultima chance. Mai per lui scelta era stata migliore perchè dal 2008 tornò ad essere il velocista principe di una squadra e quella squadra fu proprio Amore e Vita. La sua fortuna fu anche di trovare un team manager come Cristian Fanini che gli dette tutto ciò che gli serviva, cambiando l'inerzia della sua carriera. Nel suo più prolifico quadriennio vinse 17 corse per la gioia dei suoi numerosi tifosi sparsi in tutto il mondo, con i colori di Amore e Vita, la squadra che invita anche alla pace e che ha trasmesso un messaggio nel ciclismo mondiale di maggior durata nel professionismo. L'oggi quarantesettenne velocista ricorda con grande soddisfazione quegli anni di impegni e sacrifici che gli consentirono di realizzare il sogno che aveva fin da bambino.
PASSO' PROFESSIONISTA CON LOCATELLI E VINSE IL G.P. COSTA DEGLI ETRUSCHI
Soltanto nel 2002 "The Best", questo il soprannome affibbiato a Metlushenko, scopre le sue qualità atletiche grazie al diesse bergamasco Olivano Locatelli, che lo fece passare professionista con la squadra belga Landbouwkrediet-Colnago: gli fece perdere peso ed acquisire convinzione nei propri mezzi sottoponendolo a test di potenza fino ad un massimo di 1920 watt. Locatelli era già un diesse navigato e di esperienza maturata anche con la Remac-Fanini nel biennio 1987-88.: come dire che di mezzo c'è sempre il team Fanini...
«In Ucraina - dice Metlushenko - le corse erano improntate soprattutto sulle cronometro individuali e a squadre. Non c'era la stessa cultura che ho trvato venendo a correre in Italia. Dedicarsi allo sprint era sempre stato il mio più grande divertimento ma le corse nel mio paese erano poche e non qualificanti. Mi restava la soddisfazione di far parte della formazione Università dello Sport di Kiev (1994-1999), della nazionale juniores e militare. Prima ancora da allievo a 15 anni vinsi i campionati nazionali nella crono individuale, cronosquadre ed in linea. Infine feci poker con il criterium. Tutti successi che però non mi facevano capire le mie caratteristiche. Nel 2002 finalmente la svolta alla corte di Locatelli: ho vinto subito il G.P. Costa degli Etruschi a Donoratico superando allo sprint Mario Manzoni e Guido Trenti. Presi confidenza con la strada ed i successi si moltiplicarono, fino a chiudere la carriera professionistica con 60 vittorie».
LA CRISI E LA SVOLTA CON FANINI
Metlushenko ad un certo punto della carriera non riesce più a vincere, non riesce nemmeno a riscuotere più la fiducia delle varie squadre di appartenenza ed arriva al punto di pensare al ritiro fino a quando nel 2008 gli si accende di nuovo ed inaspettatamente la lampadina in testa, ritrovando motivazioni e ponendosi nuovi obiettivi. Viene ingaggiato da Amore e Vita-Mc Donald'S e ritorna alla vittoria.
«Amore e Vita Fanini è stato per me l'ambiente giusto per ripartire con ritrovata fiducia. Ivano Fanini e suo figlio Cristian mi facevano sentire importante: sapere che alcune persone contavano molto su di me e sulle mie prestazioni, infondendomi quella fiducia che non avvertivo più da nessuna parte, è stato fondamentale. Nel 2008 vinsi subito con la mia nuova squadra, rompendo un digiuno che durava da tre anni. Mi imposi nella Lancaster Classic in Pennsylvania, superando corridori World Tour. Avvertivo dentro di me che questa corsa sarebbe stata la svolta della mia carriera. Alla vigilia dissi ai Fanini: non vi preoccupate, domani vinco io. Mi sentivo motivato e nonostante che abbia corso con una bici di riserva, in quanto la mia rimase in aereo, trovai un ottimo equilibrio. Stavo bene e la mia muscolatura tornò miracolosamente ad essere esplosiva, soprattutto nei cento metri finali dove uscivo allo sprint dando il meglio di me stesso. Vinsi fra l'incredulità degli stessi Fanini. Ero felice di questa opportunità che mi era stata concessa».
Nel 2008 il velocista ucraino si impose anche in Canada nella prima tappa del Tour de Beauce. Nel 2009 vinse sette corse tra cui la prima tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, la prima tappa del Tour of Qinghai Lake in Cina, gara di categoria 2.HC dell'Uci Asia Tour. Poi ancora il suo sprint continuò ad essere micidiale nella tappa inaugurale del Tour of Hainan, nello Stage Univest Grand Prix (TTT) e anche nel prologo della Szlakiem Grod ow Piatowskich.
«Eravamo un gruppo fantastico - prosegue nel racconto l'ex velocista ucraino - diretto da Pierino Gavazzi, Maurizio Giorgini e Roberto Gaggioli. Negli sprint mi tiravano la volata i miei connazionali Sergio Grechyn, Volodymyr Bileka e Volodymyr Starchyk, ma anche il russo Vladimir Kogut e il tedesco Philip Mamos. Il Team Fanini ha sempre avuto in squadra corridori di diverse nazionalità e il meccanico di fiducia era il polacco Roger Pometlo. In quattro anni, dal 2008 al 2011, ho vinto 17 corse che mi resero popolare anche in Cina. Al Tour of Qinghai nel 2013, quando correvo per la squadra turca TRK su nove tappe ne vinsi cinque e nelle altre arrivai due volte secondo e due volte terzo, vincendo anche la classifica finale. Con Fanini ebbi anche tanti premi subordinati ai risultati ed anche questo ha inciso nelle mie continue motivazioni. Grazie a lui tornai nel giro della nazionale portando a termine i campionati mondiali su strada nel 2010 di Melbourne e Geelong in Australia e di Copenaghen nel 2011. Alla corsa iridata mancavo dal 2002, quando a Zolder vinse Mario Cipollini. Ho vinto diversi campionati ucraini»..
UN RIMPIANTO CHIAMATO PARIGI-ROUBAIX.
Purtroppo poche le chance di misurarsi nelle classiche monumento: «Ne ho disputata una soltanto, la Parigi-Roubaix, dove peraltro sono stato in fuga per 100 chilometri, ma l'inesperienza non mi ha consentito di gestirla al meglio. Peccato non averla corsa più volte, d'altronde le mie squadre non erano World Tour e gli inviti erano riservati alle formazioni del Nord Europa. La Roubaix sarebbe stata adatta ai miei mezzi anche se certe corse si portano dietro un grande carico emotivo e bisogna tener duro per far fronte alla fatica, ma siccome la fatica non mi ha mai fatto paura, avrei potuto avere chance. Sono comunque soddisfatto della mia carriera».
In Italia Yuriy Metlushenko ha trovato la sua seconda patria: da circa tre anni lavora in Colnago,l'azienda che per tradizione e tecnologia rappresenta una eccellenza italiana nel mondo.