Dopo la vittoria a Poligny, per diversi minuti, Matej Mohorič non è riuscito a smettere di piangere. Eppure non è la prima volta che lo sloveno si porta a casa una tappa del Tour de France, ma stavolta il mix di sentimenti è talmente variegato che risulta difficile tenere a bada l'emozione. La gioia si è mischiata alla tristezza e al ricordo di Gino Mäder, compagno di squadra e amico scomparso lo scorso giugno in un terribile incidente durante il Giro di Svizzera.
«Vittoria che significa tantissimo, perché con il livello che c’è è qualcosa di incredibile - spiega il corridore della Bahrain Victorious -. Lavori al massimo, soffri, poi arrivi al Tour e ti ritrovi a lottare con corridori che vanno ancora più forte. Ogni giorno combatti, muori in bicicletta, arrivi completamente vuoto e il giorno dopo riparti come se nulla fosse. Ogni tanto mi chiedo se davvero posso fare parte di questo gruppo, fatico anche a tenere le ruote, è successo perfino oggi, ma sai che il ragazzo di fianco a te sta soffrendo quanto te. Quando ha attaccato Asgreen ero totalmente al limite, è andato fortissimo nonostante ieri avesse dato tutto e vinto, ma ho trovato la forza mentale per resistere. Poi mi sono giocato le mie carte, sapevo che dovevo fare tutto alla perfezione. E mi dispiace per Kasper, perché era il più forte, e anche per O’Connor, che ha collaborato fino alla fine sapendo di essere battuto, ma questo è lo sport che abbiamo scelto. Dovevo farcela, per me, per Gino, per la squadra e per tutto quello che è successo nell’ultimo mese. Non voglio mai avere rimpianti dopo una tappa. Quando vedo i ragazzi dello staff che si alzano alle 6 di mattina per andare a fare una corsetta, poi si mettono a lavorare sulle biciclette e vanno avanti fino a mezzanotte, quasi sento di non meritare di essere qui. Per questo sono così emozionato».
E ancora: «Io sapevo di poter vincere una tappa al Tour de France, perché ne avevo già vinte due, ma ogni volta devi vedertela con 150 ragazzi che possono vincerla alla stessa maniera. E sinceramente vorrei che tutti ne vincessero una prima o poi, perché so quanto è appagante e quanto tutti lavorino per lo stesso obiettivo. L’altro giorno le facce che vedevo sul Col de la Loze erano di pura sofferenza. Tutti meriterebbero una gioia come quella che sto provando io ora Tante cose mi stanno passando per la mente in questo momento. Non vinco così spesso perché non sono forte come gli altri. Ma posso concentrarmi sui momenti cruciali. Abbiamo attraversato momenti emotivamente difficili come squadra: sono super felice e orgoglioso adesso di quello che ho fatto».