Il legame tra ciclismo e Abruzzo è molto stretto e tantepagine di storia sono state scritte su queste strade. In questo Giro l'Abruzzo è stato protagonista prima con la grande partenza della cronometro dei Trabocchi lungo la Via Verde, da Fossacesia a Ortona e dopo con la frazione da Teramo a San Salvo e la partenza da Vasto. Oggi questa terra si congederà con il primo arrivo in montagna sul Gran Sasso d’Italia con il traguardo di Campo Imperatore.
A raccontare alcuni tratti di questa storia meravigliosa, che si perde tra la narrazione epica e quella eroica dei pionieri di questo sport, è Maurizio Formichetti, il tecnico che da tanti anni disegna il percorso delle gare di RCS in Abruzzo. «Da quando in Italia sono nate le gare di ciclismo, l’Abruzzo è sempre stato protagonista. Nel 1909 Chieti è stata città d’arrivo della seconda tappa del primo Giro d’Italia e a vincere fu Giovanni Cuniolo. E poi fu anche sede di partenza della corsa che andò verso Napoli».
È anche grazie a Formichetti che quest’anno la sua regione è stata protagonista assoluta del Giro d’Italia. «Ho realizzato un sogno. Tutto il mondo ha potuto vedere la bellezza della Costa dei Trabocchi attraverso la ciclabile della Via Verde. E’ un gioiello della nostra Italia e le immagini della corsa hanno portato il nostro mare in casa di milioni di persone. Ma non ho fatto tutto da solo e devo ringraziare la Regione Abruzzo e i singoli Comuni che hanno supportato questo progetto e anche alcuni imprenditori, come Valentino Sciotti, che ha voluto investire personalmente nel ciclismo abruzzese».
Formichetti si è occupato anche dei percorsi della Tirreno-Adriatico in Abruzzo. «Il Giro d’Italia e la Tirreno-Adriatico sono passate tante volte sulle nostre strade e sono sempre stato chiamato a disegnare i percorsi. L’ho sempre fatto sin da quando Mealli collaborava per la Tirreno. Sono anche legato a Paieta nella Val di Sangro in provincia di Chieti, Comune che è stato sempre legato al ciclismo. Quì c’era un gruppo di appassionati capitanati da Alessandro Fantini nato a Fossacesia, uno dei più grandi corridori tra gli anni ‘50 e ‘60 e che purtroppo morì nel 1961 in una gara in Germania. Fantini vinse 7 tappe al Giro e due al Tour e ha vestito anche la maglia rosa».
L’Abruzzo è terra di ciclismo e di campioni e grazie ai racconti di Formichetti è stato possibile ricordare Vito Taccone, soprannominato il Camoscio d’Abruzzo, campione di Avezzano che vinse 8 tappe al Giro; con lui c’era Vincenzo Meco con il quale c’era grande rivalità. Non possiamo dimenticare Stefano Giuliani e Luciano Rabottini vincitore di una Tirreno. Arrivando ai tempi più moderni abbiamo Palmiro Masciarelli che fu gregario di Moser e che poi ha aperto un negozio che è presto diventato un punto di riferimento del ciclismo del Centro-Sud. Palmiro ha messo in bici anche i suoi tre figli e Francesco ha vinto l’ultimo Giro del Lazio. Oggi corre Lorenzo Masciarelli, nipote di Palmiro e figlio di Simone e che da quest’anno corre con la Colpack Ballan CSB, dopo aver vissuto in Belgio e aver fatto ciclocross. Arrivando ai nostri giorni gli abruzzesi che corrono nel World Tour sono Giulio Ciccone e Dario Cataldo. Ciccone è di Chieti ed è stato vincitore di tappe alla corsa rosa e nel 2019, grazie al secondo posto nella tappa con arrivo a La Planche des Belles Filles, ha vestito la maglia gialla al Tour de France.
«Chieti è stata una grande protagonista della Tirreno-Adriatico e ha visto per due volte vincere Michele Scarponi e una volta Peter Sagan – continua Formichetti – Poi non dobbiamo dimenticare gli arrivi della corsa rosa sul Blockaus, come quello di Basso nel 2006, che arrivò però a Passo Lanciano, Pellizotti nel 2009 e Quintana 2017. Hindley lo scorso anno vinse nella tappa con arrivo al rifugio Mamma Rosa e poi a vinto il Giro». Gli arrivi della corsa rosa non sono mancati a Teramo e poi all’Aquila con Di Luca nel 2005. Anche Alberto Contador ha trionfato in Abruzzo e lo ha fatto nel 2014 nella Tirreno-Adriatico con l’arrivo a Guardiagrele.
Tornando indietro nel tempo, bisogna ricordare Marco Pantani e la sua meravigliosa impresa proprio a Campo Imperatore. Era il 1999 e Campo Imperatore era piena di neve. «Quella fu veramente una vittoria bellissima di Marco. Il suo modo di correre era bellissimo e non potrò mai dimenticare quella giornata con un tempo terribile. Era il 22 maggio e Marco dominò il nostro Gran Sasso come solo i grandi campioni sanno fare».
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