All’inizio di quest’anno, nello scorso gennaio, è scomparso Roberto Pigliafreddo, maestro dello sport che ha iniziato la sua attività nel ciclismo, sport che ha praticato nella prima gioventù. Alla metà circa degli anni 1970, dopo la frequentazione del corso triennale alla Scuola centrale dello Sport di Roma, nel complesso dell’Acquacetosa, dove si sono formati in quegli anni tecnici e/o dirigenti entrati nei ruoli CONI, molti dei quali anche nel ciclismo.
È scomparso dopo qualche giorno di degenza in ospedale per le conseguenze di un incidente stradale avvenuto a Bareggio, località nei pressi di Milano, dove era nato il 7 gennaio 1953, occorso mentre era in bicicletta in uno scontro con un’autovettura.
Dotato di una certa inventiva, con intuizioni innovative e talvolta anticipatrici, soprattutto in tema tecnico, il suo percorso professionale al CONI e alla FCI non è stato molto tranquillo in quanto spesso si poneva in forte contrapposizione, dialettica e operativa, con il sistema regolatore delle strutture e delle gerarchie tanto che il suo rapporto di lavoro dipendente fu interrotto.
Alcuni suoi ex colleghi e amici dell’ambiente delle due ruote hanno cercato d’aiutarlo e comprenderlo con consigli ed esortazioni varie, non sempre ascoltati in verità, stante il suo forte senso d’indipendenza con atteggiamenti di forte dissenso e posizioni definibili sempre più oltranzistiche con l’avanzare dell’età, sia nello sport, sia nella quotidianità.
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