Entrambi classe 1999, entrambi assetati di salite e vittorie. Lo splendido duello sulla Green Mountain al Tour of Oman 2023 tra Matteo Jorgenson e Mauri Vansevenant ha portato alla ribalta altri due talenti della nuova generazione, che non sono certo nomi nuovi, ma forse in questa settimana sono finalmente riusciti a mostrare il meglio di loro stessi. Alla fine si sono spartiti la posta in palio, Vansevenant ha vinto la tappa, Jorgenson la classifica generale dopo l’exploit a Jabal Haat di due giorni fa.
Il fiammingo della Soudal-QuickStep, che con la sua pedalata caracollante è facilmente riconoscibile in gruppo, avevamo già imparato a conoscerlo nel 2021, quando, al primo anno tra i professionisti, si era imposto al GP Industria & Artigianato battendo in una volata ristretta alcune vecchie volpi come Bauke Mollema, Mikel Landa e Nairo Quintana. Corridore esplosivo, oggi ha dato dimostrazione di poter essere molto competitivo anche su salite dallo sforzo più prolungato. Dopo l’arrivo, però, è apparso veramente sfinito per lo sforzo e il caldo, tanto che per un attimo si è pensato potesse collassare.
«Salita incredibilmente dura, ho spinto al limite delle mie possibilità per tutta la scalata e il caldo l'ha resa veramente ardua – ha spiegato Mauri dopo essersi versato 7-8 bottigliette d’acqua in testa -. Ho provato a vincere anche la generale, non ci siamo riusciti, ma questa vittoria rende la settimana comunque soddisfacente. Jan Hirt, che aveva vinto l'anno scorso, mi ha consigliato di aspettare gli ultimi due chilometri per provare a muovermi, e dare tutto dopo il falsopiano. L'ho fatto e direi che ha funzionato. Oggi qui c'era la mia famiglia e questo ha reso tutto ancora più speciale. Ovviamente questa vittoria dà molta motivazione anche per il prosieguo della stagione, non sempre le cose girano bene, ma quando la condizione è come quella di oggi si possono fare tante cose buone».
Jorgenson, invece, è apparso ancor più al settimo cielo per essere riuscito a conservare la maglia rossa dagli attacchi del coetaneo. Qualche giorno fa avevamo raccontato del suo sollievo per essere finalmente riuscito a sbloccarsi tra i professionisti, oggi può dire di essersi portato a casa anche una corsa a tappe, non banale tra le altre cose, viste le insidie della settimana omanita.
«La giornata è stata piuttosto agevole nonostante il caldo, ma l'ultima salita è stata brutale – racconta l’americano -. Mi sono mostrato molto fiducioso i giorni scorsi ma la verità è che ero abbastanza nervoso. Una salita con queste caratteristiche non poteva che portarmi al limite, queste pendenze mi fanno male, quindi ho dovuto gestire bene lo sforzo. Mauri lo conoscevo abbastanza bene, ci siamo affrontati qualche volta e abbiamo la stessa età, siamo arrivati al professionismo insieme e qui era davvero forte, me n'ero accorto l'altro giorno e oggi ne ho avuto la conferma. Mi ha messo in difficoltà, ma alla fine è andata bene. È difficile spiegare quanto sia speciale per me vincere qui, dove hanno vinto alcuni grandi campioni in passato, in due giorni ho vinto la mia prima corsa tra i professionisti e la prima corsa a tappe. Il mio obiettivo stagionale era vincere una gara e ora, beh, ne ho due!».
Tra le altre cose, Matteo è il primo statunitense a vincere il Tour of Oman, nato nel 2010, dopo che Tejay Van Garderen ci era andato vicino due volte nel 2014 e nel 2015, venendo però battuto una volta da Chris Froome e una volta da Rafael Valls. «Non lo sapevo, sono contento di questa statistica. Dopo mando un messaggio a Tejay per prenderlo un po' in giro» scherza Jorgenson, sempre molto loquace e disponibile.
Matteo non ha certo intenzione di fermarsi ora: «Sono davvero in grandissima forma, spero di riuscire a mantenerla fino alla Parigi-Nizza, uno dei miei grandi obiettivi stagionali. Perché? Perché è una corsa che mi piace tantissimo, che guardavo da piccolo in televisione e mi è rimasta nel cuore. Il secondo picco di forma invece è in programma al Tour de France, dove spero di fare qualcosa di molto buono».
Dopo il Saudi Tour con Ruben Guerreiro, la Movistar conquista quindi anche il Tour of Oman, affermandosi come conquistatrice del Medio Oriente. Gli ultimi 3 anni piuttosto complicati in termini di risultati, tanto che per un attimo si era pensato potesse retrocedere, sembrano essere un lontano ricordo: «Lo stress derivante dai punteggi dell'anno scorso credo che ci abbia dato una svegliata, ci ha spinto a metterci in discussione, a capire dove sbagliavamo, e da una situazione complicata ne siamo usciti molto più forti – conclude Jorgenson -. Sono sicuro che arriveranno tanti altri buoni risultati».
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