La notizia di fine anno – per il ciclismo italiano – è stata la pubblicazione del bando per l’organizzazione del Giro d’Italia Giovani Under 23 e del Giro Donne per i prossimi anni; un bando che si aspettava da parecchi mesi e che è caratterizzato da un impegno molto importante da assegnare ad un’unica organizzazione.
ExtraGiro, che ha organizzato il Giro Giovani negli ultimi 6 anni, con le proprie forze economiche, attendeva la formulazione e le specifiche tecniche che la Federazione Ciclistica Italiana ha voluto inserire per caratterizzare la loro richiesta e visione.
La dimensione economica e organizzativa del bando è onerosa e complessa, rivolta principalmente a grandi società; per questo la prima lettura ha lasciato interdetti sul livello dei vincoli, ma alla fine ExtraGiro ha deciso di concorrere e presentare un proprio progetto.
Marco Pavarini ha però voluto precisare in modo puntuale questa decisione con una dichiarazione specifica che ne delinea le motivazioni e il senso di questa sfida: “Ci candidiamo, presenteremo un progetto e proviamo a vincere questo bando per due principali motivi. Il primo motivo è che in questi 6 anni abbiamo creato un evento che non c’era, il Giro Giovani, e lo abbiamo riconsegnato alla Federazione lucido e splendente. Con un suo valore. E’ stato un investimento, da cui non abbiamo ricavato utili, ma grandi soddisfazioni e, appunto, facendo crescere un valore che prima non c’era. Ora che la Federazione mette sul mercato e capitalizza questo valore attraverso questo bando, mi sembra naturale che anche noi tentiamo di raccogliere i frutti del nostro investimento; anche se questo richiederà un supplemento di sforzo e di risorse economiche da vincolare in questo progetto. Il secondo motivo è che credo che, per favorire davvero la crescita del settore, occorra evitare concentrazioni o monopoli: i soggetti che possono concorrere per la vittoria di questo bando sono pochissimi in Europa, sia per le soglie richieste di accesso e punteggi sia per l’impegno organizzativo che richiede. Sarebbe opportuno che chiunque si aggiudichi l’organizzazione delle gare non sottraesse opportunità al ciclismo di base, che potrebbe soffrire nella ricerca di risorse; il nostro modello di questi anni ha funzionato così».
E ancora: «Torniamo al bando: partecipiamo perché vogliamo fare sapere che abbiamo le competenze, la passione, la collaborazione con tante società di base e crediamo sia necessario che il mercato del ciclismo venga alimentato anche da questo spirito e non solo operatore da finalità economiche.
L'impegno economico richiesto dal bando è - a mio personale parere - molto molto oneroso, forse fuori scala per questo tipo di manifestazioni, in Italia: ma occorre tentare. Preferisco sentirmi Don Chisciotte che Don Abbondio. Con i soci di ExtraGiro ho approfondito ogni dubbio su questa sfida nonché condiviso l'analisi dei rischi: vorrei provarci con i mezzi che abbiamo e sperare di trovare per strada sostenitori che possano dare una mano per vedere il ciclismo crescere dal basso. Penso che le aziende del settore potrebbero vedere questa operazione come una chance per mantenere le sponsorizzazioni nel ciclismo economicamente accessibili, in tante manifestazioni diverse di grande livello qualitativo. La candidatura di ExtraGiro serve anche a questo, dare un punto di appoggio alle aspettative che si registrano tra gli addetti ai lavori: in questo caso noi facciamo una azione chiara, che chiama all’adesione chi vuole essere fattore di cambiamento concreto e attendiamo riscontri per costruire un gruppo di lavoro. Alla fine comunque ExtraGiro ci proverà e - come sempre - darà il massimo per fare l'impresa. Mi piace ricordare che per i Mondiali di Imola del 2020 ci furono altre realtà che ebbero l’opportunità di fare una proposta di realizzazione, ma alla fine solo noi abbiamo avuto l’incoscienza di assumerci un rischio al limite del possibile per realizzare un mondiale straordinario. Anche questo vorrà dire qualcosa».
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