Davide Rebellin, a che punto eravamo rimasti? Sull’inchiesta è calato un silenzio assordante: non è difficile immaginare quanto difficili possano essere i progressi visto che tra Italia e Germania c’è una profonda differenza di trattamento per i casi di omicidio stradale. Il fatto che in Italia sia un reato e in Germania no, complica decisamente le cose.
Dall’altra parte è altrettanto facile capire come giorno dopo giorno cresca l’angoscia della famiglia, che ha sete di risposte e che deve fare i conti con un’assenza, quella di Davide, che si fa sempre più pesante e, di conto, con un camionista che non è mai stato fermato, che non è in carcere nonostante sa lucidamente ripartito dopo l’incidente per raggiungere il confine, consapevole che se fosse stato fermato in Italia per lui si sarebbero aperte le porte del carcere.
Il Giornale di Vicenza ha dato voce ai legali per cercare di fotografare la situazione. Davide Picco, l’avvocato che rappresenta i familiari di Davide Rebellin, spiega: «Da quanto so al mezzo sarebbero state semplicemente scattate delle foto da parte della polizia tedesca, però nulla più. Da che so io il tir non è mai stato posto sotto sequestro».
La prossima settimana dovrebbe essere notificata ai legali la data in cui verrà svolta quella che era stata ribattezzata “superconsulenza” per ricostruire la dinamica del sinistro. Ma si esaminerà anche il camion? Chi lo farà? E come?
L’avvocato Andrea Nardin, che rappresenta il camionista Wolfgang Rieke, conferma: «Al momento a quanto mi risulta il mio assistito è e rimane solo indagato, senza alcuna misura. Credo che quella dell’arresto sia una possibilità ormai da togliere. Però stiamo a vedere. Posso solo dire che al momento non ho notizie di provvedimenti a carico di Rieke».
E proprio la mancanza di notizie è quella che domina la vicenda: l’indagine condotta dalla Procura di Vicenza diretta da Lino Giorgio Bruno è coperta da segreto istruttorio, i legali non hanno ricevuto alcun atto, non conoscono nel dettaglio come abbia deciso di muoversi l’autorità giudiziaria tedesca.
Intanto la famiglia si interroga e le domande restano senza risposta: «Quell’uomo è ancora a piede libero ed è ingiusto - ha confidato Carlo Rebellin, fratello di Davide, al Corriere della Sera -. Ho la massima fiducia nella magistratura, ma ho la sensazione che questa persona adesso stia vivendo senza pensieri, senza rimorsi per quanto ha fatto. E anche questo è ingiusto».
E ancora: «Evidentemente quel camionista conosce le procedure, sa come muoversi, come destreggiarsi in questa vicenda, sicuramente memore delle sue passate esperienze… Al di là delle responsabilità penali, mi auguro che la morte di Davide possa servire per migliorare la sicurezza sulle strade. Basterebbe poco per cominciare, servono più ciclabili e soprattutto non stare al cellulare mentre si guida».