Il 15 maggio 2002, quando il Giro d’Italia atterrò nell’aeroporto di Levaldigi, c’era lui. Prologo e quattro tappe sconfinando dall’Olanda alla Germania, dal Belgio al Lussemburgo fino alla Francia, poi da Strasburgo simbolo dell’Europa cinque aerei, poi tendoni, alpini, volontari, banda, volontari, tavolate, l’Inno di Mameli, pane salame vino e lui. Un uomo che sembrava nutrirsi di aria e vivere di ciclismo, ché tanto gli bastava. Un uomo che i corridori sfioravano senza neppure immaginare quanta storia, quanta passione e anche quanto potere, il potere della fantasia e dell’immaginazione, il potere della volontà e della tenacia, il potere della diplomazia e della pazienza, quell’uomo, nel suo piccolo, possedesse. Non potendo spostare le montagne, spostava il Giro d’Italia verso le montagne. Le sue montagne. Anche a costo di noleggiare cinque aerei.
Ieri è morto Renzo Tealdi. Tuttobiciweb ne ha dato la notizia, Paolo Viberti ha portato il suo ricordo. Tealdi stava alla Granda, la provincia di Cuneo, come – per dirne due, più giovani ma non meno vulcanici - Enzo Cainero al Friuli e Gigi Negri alla Valtellina. Con Ferruccio Dardanello, Tealdi aveva fatto eleggere questa terra, valli e montagne, borghi e orizzonti, come appuntamento di maggio, come strade di ciclismo, come storia di Giro d’Italia. E anche di Tour de France. Tealdi, che aveva lavorato in banca, si era dedicato al ciclismo non come corridore, anche se aveva il peso leggero degli scalatori colombiani, ma come direttore sportivo, dirigente, organizzatore. Traduceva i sogni in progetti, poi cuciva, rammendava, ricamava, una ragnatela di relazioni e rapporti, umani ed economici, di amicizia e cortesia, di solidarietà e convenienza. Fino al suo giorno, il giorno della tappa. E qui, moltiplicandosi, faceva gli onori di casa, una casa – nato a Fossano, residente a Mondovì – che sentiva grandemente sua. E qui, illuminandosi, il ciclismo ritrovava impronte e memoria e disegnava scenari e avventure.
Non so se ci sarà un altro Tealdi. I corridori si inseguono e si superano, uomini e donne, ragazze e bambini, è nella loro natura quella di prendere la scia e poi il vento. Ma ho una gran paura che quelli come Tealdi, sempre al vento, sognatori, ambasciatori, missionari, macchine da guerra al servizio della pace (lo sport è una rappresentazione pacifica della guerra, il ciclismo una battaglia disarmata a forza di gambe e cuore), siano una razza in via di estinzione.
Le esequie di Lorenzo Tealdi saranno celebrate sabato 22 gennaio alle ore 15 nella Parrocchia di Sant'Anna Avagnina di Mondovì.