Caro direttore, siccome siamo sempre tutti bravi a fare le pulci, a spaccare il capello in quattro, a insegnare come si fa e come non si fa, sempre e rigorosamente agli altri, fammi dire che il gesto di Davide Cassani resta in ogni caso, comunque sia, al di sopra delle simpatie e delle antipatie personali, un gran bel gesto da esibire in pubblico.
Non sarò certo io adesso ad avviarne una beatificazione o meglio ancora una santificazione, senza neanche la procedura prevista dal diritto canonico. E tanto meno voglio star qui a dire che il nuovo presidente Dagnoni ha fatto male o bene a segare Davide, cercando di metterci la foglia di fico del ruolo d'alto prestigio ritagliato apposta per lui, più che altro per spostarlo da dove dava noia.
Niente di questo, di questo non parliamo più perchè adesso si volta pagina e chi vivrà vedrà, senza pregiudizi, senza partigianerie e senza filtri davanti agli occhi. Tanti auguri a chi verrà, sperando sempre nel meglio per l'azienda Italia. Adesso, qui, almeno per un momento, io vorrei accendere un faretto solo sulla scelta di Cassani, che sono certo gli provoca un dolore immenso, ma che con coraggio ha saputo prendere. A tutti quelli che adesso la fanno facile dico che invece non è per niente facile pronunciare certi no, sicuramente è più facile pretenderli dal di fuori, o insegnare a dirli. Ma chi li dice sulla propria pelle rinuncia a tantissimo, in questo caso rinuncia alla prima passione della sua vita, cioè i colori azzurri (su questo nessuno deve permettersi di dubitare).
E allora bravo Davide, senza se e senza ma. Mi inchino davanti alla dignità. Sempre e comunque mi succede, quando vedo un uomo a schiena dritta che prende decisioni così difficili e costose, mi piaccia o non mi piaccia a livello personale. Sicuramente tanti ex colleghi, i primi cospiratori a chiedere la sua testa, ora finalmente partiranno con i festeggiamenti. Ma non è questo che disturba: mi limito a trovare una bella differenza tra il signor Cassani, che ci mette la faccia e si carica in spalla tutte le responsabilità del caso, e i piccini invidiosi che stanno sempre dietro, nei corridoi, nell'ombra, a mormorare e a diffamare, senza mai trovare il coraggio di uscire allo scoperto (l'unico che l'ha fatto davvero, in modi che personalmente trovo pesantissimi, è comunque Cipollini, gli va dato atto).
E comunque. Non è più il momento di dilungarsi su beghe e dicerie, intrighi e coltellate tra le scapole. Tempo scaduto, tutto s'è compiuto. Ci ha pensato Davide a darci un taglio, con la risolutezza dei giusti. Per questo, adesso lo saluto con tanto rispetto, augurandogli ogni bene. Soprattutto, gli auguro che la sua passione trovi altri modi e altre strade. Al momento, resta la grande lezione: dobbiamo stare dove ci vogliono bene. Dove non ci vogliono bene, non bisogna starci neanche un giorno. Neppure per tutto l'oro del mondo.