Se le dico Settanta.
«Penso agli anni del mio esordio tra i professionisti, negli Anni Settanta, per la precisione 1973. Anni bellissimi, di assoluta spensieratezza, che fanno parte della mia storia di atleta e di uomo».
Ora però settanta sono anche un traguardo importante che taglia proprio oggi: se si volta cosa vede?
«Tantissime cose, ma anche quando correvo mi giravo il meno possibile, il giusto necessario. Io guardo ancora avanti».
E cosa vede?
«La terra. La mia terra, che amo seguire. Sulla mia carta d’identità, anche da corridore, come professione ho sempre avuto scritto “agricoltore”. Tornato da tre settimane di Giro d’Italia con un driver d’eccezione come Luciano Gasparotto, mi sono rimesso all’opera: c’era tanto lavoro arretrato da fare e mi sono rimesso in pari. Solo due giorni fa ho cambiato il sistema di irrigazione a goccia: lo fanno gli operai, ma io sono lì a controllare, altrimenti sono guai».
Intanto c’è anche un libro che la celebra…
«Un piccolo libro scritto da Beppe Conti, che sarà allegato ad una serie di quotidiani e venduto nelle edicole, ma ne uscirà un altro, tra qualche mese, in occasione della presentazione di una particolare bicicletta che porterà il mio nome e questo sarà un libro che parlerà proprio di tutte le biciclette che io ho usato in carriera: dalla prima all’ultima. È un libro al quale tengo molto».
Regali?
«Non mi aspetto regali, mi basta l’amore della mia famiglia e l’affetto degli amici e dei tifosi. Come si dice in questi casi? Conta la salute».
Oggi quindi si festeggia.
«In famiglia e con qualche amico al mio maso (villa Warth, ndr), ma con moderazione, senza esagerare».
Se lei fosse un vino…
«Sarei un Lagrein riserva, vino che ha storia e temperamento».
Ma anche lei, come il buon vino, invecchiando è migliorato?
«Saronni dice di sì».
Con cosa brinderà?
«Chiaramente con un Moser. Due le opzioni: spumante 51.151 o uno rosé. In ogni caso l’importante è brindare».
Auguri Francesco.