Decana delle classiche per esser nata prima di tutte le altre a fine Ottocento, fermata dalle guerre ma non dalla pandemia covid, la Liegi-Bastogne-Liegi è l’ultima occasione per portare a casa una grande corsa di primavera: da qui in avanti spazio ai grandi giri e appuntamento in autunno col Lombardia. Per questo vi si incrocia ogni genere di specialista: chi punta alle prove di un giorno gioca l’ultima carta, chi invece ha nel mirino le gare a tappe prende la spinta per riempire il serbatoio del morale, oltre che la bacheca. Detta così sembra persino facile, ma qui di facile non c’è proprio nulla: come il Lombardia, anche la Liegi è una classica sincera, perché spreme al massimo le energie di chi la insegue, consegnandosi solo a vincitori degni. Lo fa con un percorso di 259 chilometri, sul quale distribuisce undici cotes, vere e proprie salitelle che non avranno la lunghezza delle montagne, ma nella pendenza le ricordano: il succo arriva negli ultimi cento chilometri, dove ce ne sono nove in fila, con la mitica Redoute che di solito accende la miccia e la Roche-aux-Faucons come spartiacque definitivo. Ecco le dieci facce che puntano a infilarsi in un albo d’oro tra i più prestigiosi del ciclismo.
Julian Alaphilippe. Vince perché ha appena conquistato la Freccia, perché questo traguardo gli manca, perché deve rifarsi dall’amarezza dell’ottobre scorso, quando fu penalizzato dopo esser stato beffato da Roglic sulla linea del traguardo. Non vince perché dopo due mesi a tutto gas ha diritto a sentirsi stanco.
Jakob Fuglsang. Vince perché questa è la prima grande classica che ha conquistato, perché è uno specialista delle prove più difficili, perché è della razza di quelli che col tempo migliorano anziché spegnersi. Non vince perché in questa primavera non ha mai trovato il guizzo per correre davanti agli altri.
David Gaudu. Vince perché a 24 anni è pronto per centrare un grande bersaglio, perché le corse più impegnative sono quelle che gli riescono meglio, perché in questa stagione è arrivato al top della forma in modo graduale. Non vince perché intorno ha troppi avversari che stanno bene come lui.
Marc Hirschi. Vince perché c’è andato vicino un anno fa, perché è il più fresco di tutti avendo appena cominciato a correre, perché anche lui non ha gradito saltar la Freccia per le false positività al covid nel suo team. Non vince perché il gioco di squadra potrebbe privilegiare il suo compagno Pogacar.
Bauke Mollema. Vince perché uno che ha conquistato il Lombardia può fare lo stesso a Liegi, perché nelle altre classiche è apparso in crescita, perché nessuno lo considera ma lui regolarmente arriva. Non vince perché rispetto ad altri favoriti gli manca sempre quel poco che serve per batter tutti.i
Tadej Pogacar. Vince perché ogni volta che si presenta al via non è solo per partecipare, perché due edizioni gli sono bastate per giocarsi il successo, perché non poter correre la Freccia gli ha dato ancor più motivazione. Non vince perché è al debutto stagionale in una classica e la distanza può pesargli.
Primoz Roglic. Vince perché è nella forma migliore, perché non ha digerito di perdere la Freccia negli ultimi metri, perché vuol confermare che far centro al debutto nella stagione scorsa non è stato un caso. Non vince perché i suoi avversari hanno capito che è bravo anche nelle corse di giornata e lo marcheranno stretto.
Maximilian Schachmann. Vince perché è un altro di quelli che quando il gioco si fa duro non si tira indietro, perché in una classica così non finisci sul podio per caso, perché si presenta pronto al punto giusto. Non vince perché per farlo deve staccare tutti e qualcuno gli resta sempre incollato addosso.
Alejandro Valverde. Vince perché a uno che ne ha conquistate quattro e ne ha chiuse altrettante sul podio non puoi insegnare nulla, perché come sempre si presenta competitivo, perché vuol celebrare degnamente il 41esimo compleanno. Non vince perché l’età che avanza qualcosa te lo toglie sempre.
Michael Woods. Vince perché ha l’età per farlo, perché nelle ultime quattro edizioni non è mai uscito dai primi dieci, perché da ex mezzofondista dell’atletica più la corsa è dura e più vengono fuori le sue doti. Non vince perché trova sempre un campione in grado di imporgli la sua superiorità.