Lo scorso 6 ottobre, a poco meno di un chilometro dalla conclusione della quarta tappa del Giro d’Italia, quella con arrivo a Villafranca Tirrena, Luca Wackermann è stato letteralmente travolto da una transenna insieme all’allora compagno di squadra Etienne Van Empel.
Un mese più tardi Luca è riuscito a tornare in sella e quindi a prendere parte ai due ritiri organizzati ad Oliva, in terra spagnola, dalla sua nuova squadra, la Eolo-Kometa di Ivan Basso ed Alberto Contador.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua casa di Monsummano Terme, in provincia di Pistoia, dove si è trasferito da Milano dieci anni fa per seguire i suoi più grandi amori: quello per la compagna Ilaria e quello per la bicicletta.
«Mi capita di ripensare a quanto successo al Giro, tra l’altro era la mia prima partecipazione, e mi ritengo fortunato perché poteva andare peggio. Grazie a molte sedute di fisioterapia e riabilitazione sono riuscito a tornare in bici anche prima del previsto, anche se il ginocchio destro, colpito nell’incidente, ultimamente mi sta dando qualche problema a causa di un’infiammazione. Questa settimana testerò un po’ le mie sensazioni per capire se posso ricominciare ad allenarmi a tempo pieno».
Luca, facciamo un passo indietro. A distanza di più di tre mesi che cosa ricordi di quella “maledetta” quarta tappa?
«Non sono riuscito a ricostruire quanto accaduto perché non ci sono video che possano aiutarmi a farlo. Ricordo solo che a 500 metri dal traguardo ero tranquillo ed improvvisamente mi sono visto una transenna davanti agli occhi. Poi il buio. I miei ricordi si riaccendono all’arrivo a casa con l’abbraccio di mia figlia Aurora: nella difficoltà, ,è stato un momento bellissimo. I primi venti giorni sono stati un vero calvario, avevo mal di testa ventiquattro ore al giorno».
Si parla molto della sicurezza in corsa. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
«Il tema della sicurezza in corsa è sicuramente molto attuale e lo sento particolarmente vicino. Secondo me alle gare dovrebbero esserci meno moto sul percorso e non meno corridori al via. Credo poi che in tutte le corse, di qualsiasi categoria, debbano esserci delle transenne più sicure specialmente negli ultimi chilometri. Penso anche a quanto successo a Fabio Jakobsen al Giro di Polonia e sono convinto che, se ci fossero state delle transenne più alte come quelle usate al Giro, non sarebbe avvenuto un incidente così grave».
Con la speranza che il problema al ginocchio possa risolversi quanto prima, dove inizierà il tuo 2021?
«Il 3 marzo con il Trofeo Laigueglia».
Hai paura a tornare a correre?
«Paura no, ma ammetto che in allenamento mi capita spesso di pensare a come sarà il ritorno».
E come te lo immagini?
«Sarò sicuramente emozionato come il primo giorno di scuola. Per il resto mi immagino un rientro scoppiettante. Non vedo l’ora di riattaccare il numero sulla schiena».
Basso e Contador sono due corridori a cui ti sei molto ispirato quando eri piccolo. Ora hai la possibilità di lavorare con loro...
«Sono molto grato e onorato per questa opportunità. Alla Eolo Kometa ho trovato nuovi stimoli, è una squadra molto metodica. Mi sono trovato subito molto bene con tutti, dallo staff ai corridori. È una squadra che non ti fa mancare assolutamente niente, devi solo pensare a pedalare, e forte - ci dice ridendo -. Ho trovato un clima di spensieratezza e tranquillità e sono sicuro che questo possa giovare in vista di questa stagione».
Hai qualche obiettivo in particolare?
«Adesso che sono più consapevole delle mie potenzialità cercherò di dare il cento per cento in ogni corsa, sperando di portare a casa qualche bella vittoria. Non mi manca niente, devo solo sistemare questo problemino al ginocchio, recuperare qualche giorno di allenamento perso e poi sono come nuovo. Sono molto fiducioso».
Hai un sogno nel cassetto?
«Sì, ma non posso svelarlo. Altrimenti non si avvera, no?».
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