Filippo Fiorelli, palermitano dal crine fulvo, ha superato brillantemente il primo e difficile anno da professionista. Il suo team ne ha apprezzato la combattività, al Giro si è trovato più volte a sgomitare nelle volate e lanciato nelle fughe. Viso pingue di chi ha appena ripreso a pedalare, ma più sicuro rispetto al ritiro di 12 mesi prima, si muove con destrezza tra le linee della nuova Bardiani CSF Faizanè, in questi giorni impegnata nelle visite mediche al centro FisoCortiana, nel vicentino.
Il fatto di averlo incontrato un anno fa ci permetti ci coglierne alcune diversità.
Cosa è cambiato in questo nuovo anno?
«Beh innanzitutto il virus – dice scherzando – e poi una stagione intensa, di soli 3 mesi, in cui c'è stato il Giro d'Italia. Una corsa che mi ha lasciato consapevolezza nei miei mezzi. Prima non avevo quella sfrontatezza di buttarmi nelle volate di gruppo. Non sono un velocista puro, ma so guidare bene il mezzo. Alla fine il bilancio al Giro parla di 2 noni posti e un dodicesimo. Un di questi piazzamenti è arrivato in casa, in Sicilia. Il calore a Monreale è stato tanto. Anche il pubblico era impressionante».
Fisicamente cosa è cambiato?
«Fisicamente tantissimo. Ho appena fatto il primo test e i valori sono buoni. Ho già una marcia in più che mi porterò tutto l'anno. Peccato solo non aver potuto sfruttare la condizione del Giro, sarebbe stato bello fare qualche gara dopo la corsa rosa».
Covid permettendo, cosa farai?
« Si inizierà in Spagna, ma ora i programmi sono difficili da fare. Bisogna aspettare un po?»
E' stato difficile vivere nella bolla?
«Per me no: non so come sia stato gli altri anni, perchè sono neoprofessionista. Diciamo che ho saputo adattarmi bene».
Arriva un altro siciliano in squadra, sei felice?
«L'arrivo di Visconti è un sogno. Lui me lo aveva confidato. L'ho conosciuto nel 2015 e ci sono uscito in bici che ero ancora amatore quando un amico fraterno predisse il mio passaggio al professionismo al suo fianco. Poi dal 2016, ogni anno è tornato in Sicilia e siamo usciti spesso in bici. Giovanni ha grinta e credo che farà molto bene. Abbiamo corso spesso assieme nelle gare italiane e mi ha sempre consigliato. Un conto però è viverlo in gara e un altro averlo come compagno».
Nelle tua realtà, in Sicilia, ora sei più considerato?
«Ora quando esco in bici la gente mi saluta per strada, ma io sono sempre quello di prima anche perchè ancora devo metabolizzare quanto fatto. Il mio percorso però è ancora lungo».
Come sta vivendo la tua regione il periodo del Covid?
«Non abbiamo pagato come altre realtà, vedi Bergamo e la Lombardia in genere, e forse c'è meno attenzione anche se il problema c'è. Ho avuto amici malati».
E tu cosa ami fare quando sei nella tua terra?
«Il clima è clemente e faccio passeggiate a cavallo oppure a piedi. E' una bella meta e anche i ciclisti la stanno sempre più apprezzando. Ad esempio in questi giorni ci sono pure i pistard al velodromo di Noto. E' difficile non riuscire a trovare uno spiraglio di sole anche in inverno. Quando sono in bici il mio percorso è quello tra Palermo e Cefalù, lungo il mare ma con le salite vicine».
I praticanti stanno aumentando?
«Il movimento sta crescendo comunque e ci sono sempre più gruppi. In pratica viene considerato come uno sport nuovo e anche vicino a me stanno nascendo nuovi corridori come Giancarlo Sciortino, che nel 2021 sarà nella Marco Pantani official team».
Quali sono le tue corse?
«Le corse di una settimana mi hanno visto protagonista, come ad esempio a Sibiu ho ottenuto 3 top 10. Come neoprofessionista non sono andato male. Non ho vinto, quello sì. La squadra è contenta e io qui sto bene».
Dove ti vedi come corridore tra qualche anno?
«Amo i corridori come Sagan e punto alle corse in linea. Ho un buono spunto, devo dire che Visconti mi assomiglia anche se lui tiene meglio in salita. Mi piacerebbe una classica».
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