Sono 14 le medaglie che l’Italia della pista ha portato a casa nei Campionati Europei di Plovdiv e di queste, 9 sono state conquistate dalle ragazze guidate da Dino Salvoldi. Il tecnico azzurro è soddisfatto del lavoro fatto, il bilancio è positivo, ma non può essere visto in chiave olimpica. Tokyo è lontana e la nostra è una nazionale ancora in crescita e bisognerà aspettare ancora qualche mese per fare delle previsioni.
Che tipo di Campionati Europei avete vissuto in Bulgaria?
«Sicuramente degli Europei molto diversi dal solito, perché stiamo vivendo un periodo molto particolare. Mentre eravamo in gara, comunque, non abbiamo notato molte differenze perché eravamo tutti molto concentrati su quello che dovevamo fare. Poi quando alzavamo gli occhi e vedevamo il velodromo vuoto, senza pubblico, era chiaro che mancava tutto il calore al quale eravamo abituati e abbiamo capito le difficoltà di questo periodo così pieno di incertezze, dove nulla è stato scontato, neanche essere al Campionato Europeo. E’ stato un continuo rincorrere gli eventi e dobbiamo dire che noi italiani siamo stati fortunati rispetto a tanti altri, perché ci ha assistito la salute e anche questo è strano, perché mai prima abbiamo parlato così tanto di salute all’interno di un evento sportivo. Comunque nonostante il silenzio dalle tribune abbiamo fatto il nostro dovere».
L’Italia ha vinto molto in questo Europeo: che tipo di bilancio possiamo fare?
«L’ultimo periodo di gare su strada ci ha aiutato ad arrivare a questo appuntamento sicuramente più preparati. Purtroppo alcune ragazze non sono potute venire per motivi di salute, non legati al Covid-19 ma per altri infortuni. Devo ringraziare tutte le ragazze perché hanno lavorato tanto per arrivare a questo appuntamento. Sicuramente con le nove medaglie del settore femminile abbiamo chiuso con un bilancio decisamente positivo».
Alcuni hanno detto che in questo Europeo sono mancati i nomi importanti e che vincere è stato più facile. E’ di questo parere anche lei?
«Sicuramente ci sono state molte defezioni, ma il livello delle gare si è dimostrato alto. Ma attenzione, tutte le medaglie non sono state conquistate per mancanza di competizione, perché l’agonismo c’è stato e come ho detto il livello era alto. La nazionale più forte, la Gran Bretagna, a questo appuntamento si è presentata al completo, solo la Germania è mancata, anche la Francia, ma non avrebbero fatto una grande differenza».
Questi risultati possono essere visti anche come un test pre-olimpico?
«Come considerazione è un po’ avventata, i risultati vanno guardati nel complesso delle prestazioni ottenute rispetto alle migliori. Se guardo quello che abbiamo fatto con la Gran Bretagna, la nazionale più forte che non va mai piano, allora il risultato di Plovdiv ha un suo peso, ma in ogni caso la nostra è una squadra molto giovane che deve crescere in particolare sotto il profilo tattico. Più si fanno gare e più si impara a reagire a livello individuale, non dobbiamo dimenticarci che noi abbiamo ragazze poco più che ventenni che alle Olimpiadi si scontreranno con atlete che hanno più di trent’anni, quindi con la capacità di reagire in modo immediato alle diverse situazioni, con variabili ed errori improvvisi. Questo forse è quello che a noi manca, siamo una delle nazionali più giovani, le nostre ragazze sono brave, ma dobbiamo dare loro il tempo di crescere».
Quali potrebbero essere dei test pre-olimpici?
«Penso nessuno, andremo all'appuntamento cercando di fare del nostro meglio. Siamo tra le favorite, ma ci sono nazionali sicuramente con più possibilità di vittoria rispetto a noi. Le squadre che si giocheranno le medaglie sono note, per omnium e madison oltre alla Gran Bretagna, ci sono Olanda e Stati Uniti, mentre per il quartetto sono almeno 6 le squadre che possono giocarsi il posto sul podio e poi, come sempre, potrebbero esserci delle sorprese».
L’Italia dove si sente di collocarla?
«Nel quartetto siamo la squadra che ha più margine, ma ancora ci manca qualcosa per arrivare al livello di Gran Bretagna e Stati Uniti, mentre nella madison e nell’omnium, anche se abbiamo meno esperienza, penso che siamo allo stesso livello delle migliori».
Nel raggiungere un risultato importante, indossare la maglia azzurra quanto può aiutare?
«Per questa ragazze Tokyo sarà la prima Olimpiade della loro vita e indossare la maglia azzurra è un previlegio, le ragazze lo sanno e la indossano sempre con grande orgoglio. Tokyo deve anche essere visto come un passaggio per tutto quello che ci sarà dopo. Le prossime Olimpiadi saranno tra meno di tre anni, perché dopo Tokyo si partirà subito con le qualificazioni per il prossimo appuntamento».
Per quanto riguarda il settore strada che stagione è stata per le nostre azzurre?
«Sicuramente molto concentrata e tutte le migliori atlete si sono confrontate continuamente e questo ha fatto alzare notevolmente il livello in gara. Qualche giovane si è messa in evidenza dando i risultati che mi aspettavo, altre hanno confermato il loro livello, ma ci sono state anche altre ragazze che avrebbero potuto dare di più».
Quali sono state le rivelazioni e le conferme?
«Katia Ragusa e Marta Cavalli mi hanno dato belle soddisfazioni e sono state le atlete dalle quali mi aspettavo dei risultati. Per quanto riguarda le atlete di alto livello, purtroppo devo dire che le conferme sono arrivate solo da Elisa Longo Borghini».
Come classifica il movimento femminile italiano?
«Non siamo messi male, ci sono nazioni che stanno decisamente peggio di noi. I risultati li stiamo raccogliendo, le squadre stanno aiutando e la Federazione non si tira mai indietro per supportare le ragazze. Il lavoro importante deve essere fatto a livello individuale. Le ragazze non devo accontentarsi del piazzamento ma cercare il modello migliore e inseguire il risultato più importante. Abbiamo atlete come Longo Borghini e Bastianelli che hanno sempre lavorato tanto, ottenendo grandi risultati e le nostre giovani devono guardarle come esempi da imitare, perché hanno tutte la capacità di arrivare a grandi livelli».