Da poche ore è stato presentato “The Riders Union“, un progetto nato nei mesi scorsi da un gruppo di corridori, agenti e rappresentanti dell'associazione nazionale ciclisti, con l'obiettivo di creare un sindacato di corridori basato sul principio “One Rider One Vote“. Le priorità principali per “The Riders Union“ sono quelle di migliorare la sostenibilità dello sport attraverso una migliore sicurezza nelle gare, una migliore sicurezza sociale e una collaborazione costruttiva con altre parti interessate nello sport.
Verrà istituito presto un consiglio dei corridori con un rappresentante di ogni squadra e un consiglio di sorveglianza formato da 5 membri. Tutti i corridori avranno la stessa voce e voto ponderato, avendo così diritto su tutte le decisioni importanti.
“The Riders Union”, il cui intento è quello di avere almeno 200 corridori iscritti entro fine anno, ha intanto nominato il proprio Consiglio di Amministrazione ad interim - formato fa con Michael Rutherford (USA), Andrew Mc Quaid (Regno Unito) e Thibault Hofer (SUI) - e Luuc Eisenga CEO ad interim, fino al momento della prima assemblea prevista per marzo 2021.
Il nome più importante all’interno di “The Riders Union”, è quello dell’olandese Luuc Eisenga (nella foto), direttore sportivo e addetto stampa prima della Motorola e poi del team LottoNL Jumbo, nonché membro dell’AIGCP e dell’UCI. Già a Imola in occasione dei Mondiali di Ciclismo, era stato chiesto al presidente dell’UCI David Lappartient se realmente stava nascendo un nuovo sindacato dei corridori, ma il numero uno del ciclismo mondiale aveva caldamente allontanato qualunque ipotesi su questo argomento.
Ma ora, attraverso una conferenza stampa digitale, è stato lanciato “The Riders Union”, ovvero quello che vuol essere un secondo sindacato, oltre al CPA.
Tra le novità di questo sindacato c’è il voto elettronico che permetterà ad ogni corridore iscritto di votare da qualunque parte del mondo. Stef Clement e Luuc Eisenga sono quindi entrati in scena per difendere il modo del ciclismo professionistico, formando una coalizione tra i corridori professionisti e i loro agenti, trovando un ampio sostegno sul fatto che il CPA, finanziato con il due percento del montepremi e dei soldi del WorldTour, non avesse realmente rappresentato i ciclisti e che questo dovesse in qualche modo essere cambiato.
Ad appoggiare questa nuova realtà, oltre ai Paesi Bassi e il Belgio, dove rispettivamente VVBW e Sporta hanno lasciato il CPA nel 2018, ci sarebbero anche molti Paesi anglosassoni, oltre a Francia, Italia e Spagna.
Ripercorrendo le varie fasi che hanno portato alla nascita di “The Riders Union”, a metà giugn, più di 325 ciclisti professionisti avevano firmato una petizione per la riforma dell'attuale sindacato dei ciclisti CPA. Tra i corridori Chris Froome è uno dei maggiori sostenitori per una riforma del ciclismo, sostenuta anche da Nicolas Roche, Robert Gesink, Matej Mohoric, Jasper Stuyven, Sam Bewley, Jos van Emden, Koen de Kort e Robbie Hunter. C’è stata una riunione alla quale avrebbero preso parte anche alcuni procuratori, tra i quali Dries Smets, Manuel Quinziato e Andrew McQuaid.
Come già detto entro il 1 gennaio 2021, 200 ciclisti professionisti dovranno aderire a questo nuovo sindacato, versando un contributo ogni mese.
"The Riders Union" attualmente non è riconosciuto dall’UCI e dal CPA, ma i suoi fondatori non sono preoccupati di questo, poiché vogliono prima di tutto dimostrare di essere supportati da un numero importante di ciclisti professionisti e poi mostrare la loro capacità di impegnarsi nel risolvere le problematiche dei corridori.