Jan TRATNIK. 10. È sloveno, ma guarda… Chissà come mai? Chissà perché? Forse è il caso di aprire un fascicolo è studiare il fenomeno attentamente, perché qui gatta ci cova. Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova, una serie di campioncini più o meno forti fanno di un fenomeno una “pandemia” di campioni. La Slovenia è al momento un “focolaio” di talenti. Non è il caso di scherzare su certe cose? Vero. Verissimo. Forse però non è nemmeno il caso di sottovalutare quella che mi sembra essere a tutti gli effetti una scuola. E noi, se proprio non vogliamo tornare a scuola, è bene che questo fenomeno lo si studi. Seriamente.
Ben O’CONNOR. 8. Il 24enne australiano della NTT arriva ad un passo dalla gloria: convinto di potersi scrollare di dosso Tratnik, resta con una gamba su e una giù. Pare che al momento dello scatto dello sloveno O’Connor abbia gridato con un filo di voce… Oh, Tratnik…
Enrico BATTAGLIN. 7,5. Fa una gara alla Battaglin formato Giro. Il veneto della Bahrain che sulle strade della “corsa rosa” si esalta sempre chiude terzo. Questa volta però non si esalta, ma si contiene, per questioni di squadra. A proposito: il prossimo anno tornerà a vestire colori italiani: Bardiani CSF Faizane'.
Matteo FABBRO. 7. Ha la gambetta giusta e sulle strade di casa vuole mostrare il proprio talento. Questo ragazzo ha stoffa da vendere, spero che i suoi 25 anni lo portino ad essere anche un po’ più spregiudicato. A seguire i ruoli e i compiti di squadra, ma ogni tanto prendersi delle libertà è più che sacrosanto.
Andrea VENDRAME. 6,5. Fa incetta di piazzamenti, non si può dire che il ragazzo della Ag2r sia in gita di piacere e nemmeno che si stia facendo un Giretto.
Manuele BOARO. 6,5. È in cerca di una conferma per il futuro, in un momento in cui il futuro è dannatamente incerto per tutti. Però lui è una certezza: come si fa a non vederlo?
Alessandro TONELLI. 6,5. Bravo il 28enne bresciano della Bardiani CSF Faizané. Entra nella fuga del mattino e ci resta fino a sera. Ottiene un buonissimo 10° posto finale: è il primo dei team Professional.
Joao ALMEIDA. 6,5. Tappa soporifera, che lui risveglia nel finale, proprio all’ora del the. Scatto rabbioso in faccia ai Sunweb, tanto per ricordar loro che lui in rosa non c’è arrivato per caso.
Tao GEOGHEGAN HART. 6,5. Cerca di rispondere all’attacco finale del portoghese in rosa, e non è una cosa semplicissima.
Jai HINDLEY. 6,5. È un’impressione, ma l’australiano mi sembra più pimpante del suo capitano olandese che a Piancavallo poteva chiudere ogni discorso, e invece ha lasciato tutto aperto.
Vincenzo NIBALI. 6,5. Arrivo esplosivo tutt’altro che adatto allo Squalo, ma lui dà l’impressione di stare meglio di Fuglsang e Kelderman. Certo, uno scattino, ma certe cose contano…
Ruben Antonio GUERREIRO. 9. In una giornata dove l’agonismo latita, lui e Giovanni Visconti decidono di fare gli straordinari. Battaglia a due fin dal mattino su tutti i Gpm di giornata. Se li dividono un po’.
Giovanni VISCONTI. 9. Ha la sua età, non è più un ragazzino, ma fa le cose con l’entusiasmo di un bimbo. Conosce i propri limiti, ma sa che se la può giocare con Guerreiro (al momento lui è a 148 punti, il portoghese 118) e per questo non si tira indietro. Non si capisce se lo stimolo sia quello di conquistare la maglia blu Mediolanum, o vedere Luca Scinto a Milano con i capelli tinti di blu (la scommessa prevede questo fioretto). Sono più propenso a pensare che Giovanni punti a vedere Luca blu, dipinto di blu.
Iljo KEISSE. 7. Il 38enne corridore belga si mette in testa al gruppo e non la finisce di fare l’andatura con disarmante disinvoltura. Porta a spasso il gruppo per tutto il giorno, ma per lui non dev’essere uno spasso.
Wilco KELDERMAN. 6. È finito per terra molte volte e in carriera ha vinto molto poco, piazzandosi però spesso. Wim Sluis, il suo talent scout, lo considerava «il più grande talento ciclistico del mondo»: avessi detto. Lo aveva conosciuto in un club di Amersfoort. Solo tre olandesi finora – Janseen, Zoetemelk, Dumoulin – sono stati capaci di vincere Grandi Giri: all’ombra del Duomo di Milano Kelderman può diventare il quarto. È un corridore che ha avuto tempo, e lui se l’è preso tutto. E allora io penso a Fabio Aru, che sta vivendo un momento molto particolare della sua vita sportiva. Sono in tanti a darlo per finito, io non ci credo. Io sono convinto che si possa fare punto a capo. Sono certo che il suo talento debba essere solo risvegliato e accompagnato, alleggerendo i suoi pensieri. Wilco sta cogliendo con calma il suo momento, Fabio può tornare a riprenderselo.
GIRO d’ITALIA. 2.000. Si va a duemila, intesi come metri di dislivello e di altitudine ma anche di tappe. Oggi il Giro ha tagliato anche questo traguardo da far venire le vertigini. La prima il 13 maggio 1909, da piazzale Loreto a Milano, sono le 2.53. Al via 127 corridori, tra loro quattro francesi e un austriaco, che in realtà è un triestino. Bici che pesano quasi 20 chili, 2500 chilometri in otto tappe, classifica a punti, si corre domenica, martedì e venerdì, perché la Gazzetta esce lunedì, mercoledì e sabato. È il primo Giro d’Italia, è l’inizio di una leggenda. Oggi il Giro d’Italia 103, spostato da maggio a ottobre per l’emergenza coronavirus, festeggia a San Daniele del Friuli la sua tappa numero 2000. Da Milano a San Daniele, dunque. Dal 1909 i corridori al via sono stati 5356, di cui 2730 italiani e 2626 stranieri, di 57 nazioni: i partecipanti totali 14.622. Miro Panizza il più fedele con 18 presenze, per Felice Gimondi mai un ritiro su 14 partecipazioni e ben nove podi (nessuno come lui). Nel festeggiare la tappa 2000, il Giro 2020 riscrive anche due record. A Palermo, Filippo Ganna con 58,831 km/h di media segna la cronometro più veloce di sempre; a Brindisi, il francese Arnaud Demare vince alla media di 51,234 km ed è record per una tappa in linea. Il Giro dà i numeri: da Luigi Ganna a Filippo Ganna. 2000 volte Auguri.