Lo sappiamo, nessuno è nato ieri, mancano tre tapponi mastodontici (più una crono finale), stupidissimo considerare chiusi i giochi a una settimana dalla fine. Non manca una settimana qualunque: manca la Settimana maiuscola, la famosa Terza Settimana, la madre di tutte le settimane.
Ma siamo sinceri: anche sapendo tutto questo, c'è ancora qualcuno disposto a scommettere un cent sul Giro d'Italia degli italiani? Io mi gioco una somma su Ganna nell'ultima di Milano, questo senza esitazione. Ma proprio Ganna si sta trasformando giorno dopo giorno nell'inizio e nella fine della nostra povera Italia, lui speranza e condanna, perchè è immenso nel suo genere eppure non ha attorno niente e nessuno alla sua altezza negli altri generi, più che altro in montagna.
La classifica generale, che pure è orfana dei grandi big già prima del via di Palermo e poi di quelli persi per strada, questa classifica generale è lugubre: il tricolore sta in piedi con Nibali settimo e Pozzovivo ottavo. I distacchi, non ne parliamo: tre minuti e mezzo cadauno (Pozzovivo qualcosa in più).
Bisogna intendersi, però: soltanto un sadico senz'anima potrebbe continuare a tirare dentro nella disfatta Pozzovivo. Per gli anni che ha, per i chiodi che ha, l'amaro lucano fa quello che può. Ed è già molto.
Realismo e onestà dicono tuttavia che il vero fallimento – sforziamoci di dire finora – ha un solo nome: Nibali, e chi se no. Per quanto mi riguarda non ci proverò nemmeno a parlare di crisi improvvisa a Piancavallo. Cerchiamo di essere realisti. Piancavallo non è la scena macabra di un film allegro. E' dall'inizio che il film mette i brividi. A Palermo male la prima crono, ma si dice che sia colpa del vento. A Roccaraso è fatica boia a contenere le folate finali, ma si dice che non è arrivo per lui. Nella crono del prosecco paga pesante, ma si dice – ci dice lui stesso – che non è vero, il risultato è in linea e le sensazioni sono gradevoli. Quindi Piancavallo, ed è detto tutto.
L'Italia s'è mesta, questa la verità. E l'idea – la speranza segreta – che adesso, arrivando i tre tapponi delle alte quote, la musica possa cambiare di nuovo, sinceramente, risulta davvero acrobatica. L'Italia va in montagna, sulle montagne crudeli, con un campione anziano e ferito, con un campione rimasto senza squadra, con un campione che ha tre minuti e mezzo da rimontare. Poco da dire: abbiamo bisogno di molti auguri. Kelderman e Almeida, ma anche questo magnifico Geo-Hart (mi scuso per l'arbitraria abbreviazione, causa cognome improponibile), avranno le loro questioni da dirimere strada salendo, ma le premesse per la riscossa italiana sono a dir poco disperate.
Si può davvero pensare che Nibali riesca ancora una volta a inventarsi un miracolo, in questo caso oltre l'immaginabile? Di più: glielo si può chiedere, nelle condizioni personali e di squadra in cui si ritrova?
Chiedere non costa nulla, ma è come a Lourdes: serve tanta fede. Non dobbiamo neppure dimenticare che certi miracoli non avvengono più dal 2016, nei grandi giri. E per dirla tutta fino in fondo, fra meno di un mese Nibali compirà 36 anni. E' pur vero che Valentino Rossi sta ancora correndo in MotoGp a 41 anni, ma chiediamoci anche cosa sta combinando, in concreto.
Mettiamola così: per chi ama sbancare al gioco delle scommesse, questo è il momento giusto per precipitarsi a puntare qualcosa su Nibali. Se alla fine esce la vittoria, c'è da sconvolgere il conto in banca. Nel frattempo, lui sconvolge la logica, la realtà, la storia. Senza esagerare.