Applaudito meritatamente Alex Dowsett, il tema dominante della giornata al Giro d'Italia riguarda inevitabilmente la positività al Covid-19 di Simon Yates, la bolla del Giro e rischi che "avvolgono" la carovana.
Particolarmente interessante e incisivo l'intervento di Mauro Vegni, direttore del Giro d'Italia, ai microfoni del Processo alla tappa. «Quello di Yates è il primo caso dopo 10 giorni di corsa, significa che la bolla che abbiamo creato ha retto molto bene. E funzionano anche i controlli rapidi che nella serata di ieri ci hanno permesso di accertare la positività di Yates e la negatività di tutti gli altri elementi della Mitchelton Scott. Se avessimo dovuto seguire il solo protocollo stabilito dall'Uci, avremmo dovuto fare il prelievo ieri sera, mandarlo a Milano nella notte e attendere il risultato che sarebbe arrivato domani, quindi oggi Yates avrebbe potuto tranquillamente correre, con il rischio di infettare altri corridori».
E ancora: «Per il giorno di riposo, invece, sarà tutto più complicato perché l'Uci ci impone in questo caso di seguire il suo protocollo: domani sera sottoporremo al test con i tamponi molecolari i corridori di una decina di squadre e nella notte invieremo i campioni a Milano per le analisi. Lunedì mattina, grazie ad un team rinforzato, completeremo i prelievi, li manderemo a Milano e attenderemo i risultati prima della partenza della tappa di martedì. Mercoledì, invece, procederemo a nuovi controlli per tutti gli addetti ai lavori».
E la sicurezza sulle strade? «Il nostro impegno è quello di controllare e se possibile implementare ulteriormente l'efficacia della bolla, mentre alla gente che scende sulle strade chiediamo di indossare sempre la mascherina per proteggere se stessi e gli altri».
Per il direttore del Giro una domanda inevitabile sulla Vuelta, la cui partenza è prevista per il 20 ottobre: «Certo, se fossei nei panni del mio amico Guillen (direttore della corsa spagnola, ndr) sarei preoccupato, ma sono sicuro che anche loro hanno messo in campo tutta la struttura e i dispositivi necessari per organizzare la corsa in tutta sicurezza. Se non interverrano fattori di gravità nazionale, io credo si possa correre, almeno guardando le cose da qui».
E il Giro? «Tutti noi, la carovana, i corridori vogliamo arrivare a Milano e stiamo lavorando per riuscirsi. E solo un eventuale intervento delle autorità ci può fermare».