Come tutti i grandi davvero grandi, la racconta come l'ultima zingarata con gli amici della pesca: “Non dovevo neanche andare in fuga. Dovevo stare in appoggio a Puccio. Poi abbiamo visto che non si davano una mossa, allora a un certo punto gli ho detto dai Salvatore, mettiti a ruota che andiamo”.
Questo è Ganna, il nuovo ciclismo italiano: magari, fra cinque anni, buono anche come granatiere da grande giro, tipo Indurain o tipo Wiggins, per il momento buono subito per mondiali, Olimpiadi, classiche monumento (magari non proprio la Sanremo).
Se ne sentiva la mancanza, se ne sentiva un gran bisogno. Tutti i ringraziamenti alla signora mamma, anche lei fenomenale nello scodellarci il ragazzo che tutte le mamme vorrebbero per figlio e il campione che tutti i direttori sportivi vorrebbero per capitano.
Quello che combina nel cuore della Sila - Pippo, non la mamma - è qualcosa da raccontare nei cenacoli delle taverne invernali. Di tutti gli avversari che si leva di torno, compreso l'amico Puccio, in definitiva il più ostico da sistemare si rivela il motoinviato Stefano Rizzato: a 23 chilometri dal traguardo, ancora in salita, mentre tutti noi vediamo un gran bel Ganna nel gruppetto di testa, l'occhio di lince Rai lo vede staccarsi inesorabilmente, con tanto di spiegazione tecnica: “Ganna perde terreno, paga il grande lavoro svolto finora”.
Noi sappiamo, perchè stiamo vedendo dai teleschermi, che si tratta del povero Puccio. Ma lui, mandato apposta in strada per stare a cinque metri dai corridori e magari riconoscerli all'istante, ha due fette di 'nduja piccantissima davanti agli occhi. Per fortuna qualcuno lo avverte prontamente, se è vero che nel collegamento successivo si impegna a fondo per andare al recupero: “Erano in otto davanti, ora sono rimasti in quattro, ma io voglio sottolineare la prova straordinaria di Ganna!”.
Amico, tranquillo, siamo già tutti consapevoli della prova straordinaria di Ganna. La stiamo seguendo da mò. Eri l'unico a non averla ancora inquadrata, benchè tu sia l'unico a due metri da Ganna.
Ma non importa. Nella giornata del trionfo nazionale, questo sfondone della tv parastatale diventa persino un potente talismano portafortuna: mentre Rizzato lo vede pagare il grande lavoro già svolto, Ganna inizia a suonare la sua sinfonia, in un crescendo che sa molto di cronometro. Solo, com'è solitario il ciclismo nel suo baricentro essenziale, oltre i calcoli tecnici e i giochi di squadra. Erano anni che non si vedeva un Moser del genere, così forte e così facile sul passo. E' spettacolo supplementare, non previsto, oltre tutto, perchè il suo l'aveva già fatto nella crono iniziale e poi affiancando da badante il capitano Thomas nella tappa calvario dell'Etna.
Alla fine, in linea con il personaggio casual, semplice, spontaneo, senza eccessi e senza stravaganze, l'annuncio del premio atteso: “Con quello che ho consumato oggi, stasera cioccolato a volontà”.
Mai dire mai: anche in questo Giro impoverito dai sinistri d'apertura, immiserito nella sua vicenda d'alta classifica, c'è ancora uno spazio per questi tocchi d'alta classe. Per qualche quadro d'autore. Naturalmente, se la stessa impresa l'avesse firmata un De Gendt, a noi non sembrerebbe così imponente: ma è pur sempre il Giro d'Italia, sarà ben concesso uno sbocco di sano nazionalismo. Ganna come Garibaldi: conquistata la Sicilia con la crono della maglia rosa, annette subito al regno anche la Calabria. Risalendo di questo passo, può rimettere assieme il depresso spirito nazionale. C'è già pure il suo storico “Obbedisco”. Lo rivela lui stesso al popolo in festa: “L'altra sera Thomas mi ha detto ué, vai in fuga. E io al mio capitano ho risposto subito come si deve: obbedisco”.
Se gli riesce, tiri dritto fino al Nord: ci sono altre due cronometro, come minimo, per rimettere in piedi l'Italia. Sperando che poi, alla fine, il re sia Nibali.