Lo confesso: da tantissimo tempo non trascorrevo una simile domenica di superciclismo. E' colpa del Covid, è colpa di questo calendario criminoso che ha piazzato le classiche del Nord in pieno Giro, ma due colpe messe assieme finiscono per allestire con creatività imprevedibile uno spettacolo senza precedenti.
Per gustarmi l'inedito, anch'io devo metterci del mio: sostanzialmente, rimetto in piedi la gloriosa formula di “Tutto il calcio minuto per minuto”, però variato sul ciclo, però variato sul video. I collegamenti li coordino e li conduco io come un Filippo Corsini dei poveri, dal mio studio personale, il divano di casa. Qui Agrigento, a voi Liegi. Qui Liegi, a voi Agrigento.
In attesa dei finali, ho modo di fare una scoperta sconvolgente: la Rai ha messo al fianco dell'affidabile Pancani la più brava commentatrice tecnica degli ultimi anni, guarda caso padovana come Martinello (ma cosa mangiano, da quelle parti?), e cioè Giada Borgato. Mentre dalla Sicilia dobbiamo sorbirci la pseudocultura narcisa di quel macigno umano che è Fabio Genovesi, impegnato a raccontarci che sua nonna si incazzava con il gruppo perchè inseguiva i fuggitivi, in Belgio la Borgato incanta per proprietà di linguaggio, brio, chiarezza di pensiero. Pancani è bravissimo a gestirla, a lanciarla, a stimolarla, lei tiene i tempi e il ritmo come facesse solo quello da una vita.
Alla fine, lo confesso, sono molto più i collegamenti con Liegi che con Agrigento. Anche perchè qui al Giro l'emozione si condensa nei pochi minuti finali, con la superba stoccata di Ulissi e l'ottima tenuta di Ganna, così da confezionare un fantastico made in Italy come non si vedeva da tanto tempo, dati i chiari di luna degli ultimi anni.
Eccitato dall'epilogo tricolore, torno in Belgio, che avevo momentaneamente scollegato dopo la Redoute, e lascio la linea fino al termine. Sulla Larochefocault viene fuori un altro Tour, o un altro Mondiale, con Hirschi, Pogacar, Alaphilippe e Roglic a darsele di santa ragione, confermando di essere il meglio del momento (qui, di Italia non se ne parla proprio).
In vena di concessioni, forse perchè li hanno avvertiti che per noi sta diventando la domenica dell'anno, i quattro s'inventano pure un finale dinamitardo, con Alaphilippe che perde completamente il lume della ragione e s'inventa di tutto, dalla scorrettezza su Hirschi alle mani alzate troppo presto, con tanto di beffa da parte di Roglic, il quale dopo averla subita nell'ultima crono del Tour sembra dire non posso sempre fare io l'asino nelle belle storie.
Che domenica bestiale. Mi ritrovo a consumare un telecomando, ma il mio “Tutto il ciclo minuto per minuto” si chiude con la consapevolezza, ancora una volta, che non tutti i mali vengono per nuocere, che da un grande male può nascere un grande bene, che chiusa una porta può aprirsi un portone (e non vado avanti perchè temo le randellate): il Covid ha rischiato di soffocarlo, questo nostro ciclismo, purtroppo non è escluso che lo faccia di nuovo da qui a qualche giorno o settimana, chi può dirlo, ma se non altro i nostri campioni ci stanno risarcendo a suon di capolavori.
Purtroppo e per fortuna, questa non resterà una domenica eccezionale: tutto il Giro sarà invaso dalle Classiche, perchè così hanno voluto – non hanno evitato – nelle stanze del Palazzo. La Roubaix e il Fiandre (l'Amstel l'hanno soffocata in culla) incomberanno con il loro prestigio, la loro storia, i loro iscritti.
Alla fine, comunque, un modo per sopravvivere l'abbiamo trovato: anziché scegliere, ci prendiamo tutto. E' anche un rimedio salutare alla noia di certe dirette interminabili, vagando nel nulla, tuttalpiù nei Giri della nonna di Genovesi.