Per tornare alle corse che contano ci vorranno ancora circa due mesi e mezzo ma, intanto, si può finalmente ricominciare a parlare di calendari e allenamenti (in strada). Giuseppe Martinelli, direttore sportivo dell’Astana dall’esperienza decennale, con tanto di nove Grandi Giri vinti in ammiraglia, mai si sarebbe aspettato di vivere un’esperienza tanto spiazzante. Pian piano sta tornando a fare il lavoro in cui eccelle e, intervistato nella nuova puntata del podcast BlaBlaBike, ha parlato dei mesi che attendono la squadra kazaka.
Finalmente sembra che si riparta…
«Il calendario è stato stilato, anche se non è ufficiale al 100% sappiamo che dal 1 agosto potremo tornare a correre. Si partirà subito con corse importanti, come la Strade Bianche e forse Il Lombardia, quindi bisognerà essere in condizione fin dalle prime pedalate. Ci stiamo preparando come se fossimo in inverno, tutti sono ripartiti, chi da una settimana chi da 10 giorni. Non ci resta che sperare di ripartire veramente, altrimenti sarebbe un disastro».
Avrete anche un protocollo sanitario interno alla squadra?
«Lo stiamo preparando. In questi giorni sarà pronta la prima bozza; c'è da considerare che abbiamo corridori dalla Colombia, Italia, Francia, Lussemburgo, solo per citare alcuni paesi, e quindi dovremo adattarlo in base ai decreti di ogni nazione. La cosa importante è che a metà giugno tutta la squadra sia riunita, o perlomeno rientrata in Europa con la quarantena da scontare, così che si possa cominciare a lavorare a qualcosa di specifico».
In questi giorni hanno fatto scalpore le parole di Vinokourov. C’è veramente il rischio che l’Astana chiuda se la stagione non dovesse ripartire?
«Vinokourov è realista. Non ha detto nulla di non veritiero, anche se capisco che possa far paura sentir dire che una squadra importante come la nostra sia in difficoltà. Io credo che anche se non dovessimo correre la squadra continuerà, abbiamo altri due anni di contratto con gli investitori, però inevitabilmente il budget dovrà essere ridimensionato e dovremo cercare altri partner. La nostra squadra è molto legata al mercato del petrolio, che in questo momento è in grave difficoltà, ed è per questo che Vinokourov si è espresso in questi termini. Comunque se riusciremo a correre i tre Grandi Giri acquisiremo quella visibilità necessaria per ripartire. Il ciclismo è così, ci siamo già passati, e speriamo che la ripartenza ci possa dare nuova linfa per fare qualcosa di importante».
Inevitabile un commento sul calendario ufficioso dell’UCI e la scomoda contemporaneità tra Giro d’Italia e grandi classiche.
«Fa specie vedere che i corridori che sceglieranno di fare il Giro d'Italia non potranno fare le grandi classiche, anche se, pensandoci bene, negli anni scorsi succedeva spesso la stessa cosa, ovvero che gli uomini da classiche avevano un primo picco di forma tra marzo e aprile e poi andavano al Tour. Però vista la situazione eccezionale, che personalmente mi ha fatto pensare a più riprese di dare appuntamento a tutti al 2021, è già positivo vedere in calendario i tre Grandi Giri e tutte le grandi classiche».
Quest’anno più che mai, quindi, bisognerà valutare bene il calendario.
«Sì, con il management dell'Astana abbiamo già fatto il punto della situazione sui vari capitani per le corse più importanti, ovvero corse di un giorno, Giro, Tour e anche la Vuelta, che come sempre rappresenterà l'ultima occasione della stagione per portare a casa un risultato prestigioso».
Chi al Giro e chi al Tour?
«Da italiano spero veramente di far bene al Giro d'Italia col capitano Jakob Fuglsang, mentre al Tour andremo con una squadra veramente forte attorno a Miguel Angel Lopez, che comprenderà anche i fratelli Izagirre e Alexey Lutsenko».
Quindi Fuglsang rinuncerà a difendere lo scettro alla Liegi-Bastogne-Liegi, posta durante il Giro?
«Sì, questa è una delle scelte che abbiamo dovuto fare. Dispiace anche a lui, ma teniamo molto al Giro e abbiamo voluto rispettare il calendario originale. Anche se non ha mai ottenuto un podio in un Grande Giro, con la qualità e mentalità che ha dimostrato l'anno scorso e all’inizio di quest'anno, credo veramente che possa fare bene in Italia, anche perché la corsa, laddove fosse confermato il percorso, si adatta perfettamente alle sue caratteristiche».
Con tutte queste concomitanze, c’è il rischio che il livello generale al Giro sia più basso rispetto al solito?
«Al Tour credo che andranno praticamente tutti i migliori, perché è la prima corsa e dà più visibilità rispetto a tutte le altre gare, cosa che tutte le squadre cercano dopo questo lungo stop forzato. Credo che comunque il Giro offrirà un bello spettacolo, visto che Nibali, Fuglsang e Evenepoel sono già una garanzia da questo punto di vista. Inoltre, magari, qualche corridore che al momento ha in testa il Tour potrebbe cambiare idea strada facendo e decidere di puntare alla Corsa Rosa».
L’accoppiata Tour-Giro è impossibile?
«È l'anno più difficile per provare a farla, perché si potrebbe anche pensare che i corridori siano più freschi dopo questo lungo stop, ma la monotonia dei rulli, in mesi che di solito sono cruciali come marzo e aprile, credo che abbia appesantito psicologicamente tanti corridori. Proprio per questo sarà necessario fare scelte oculate per quanto riguarda i calendari. Gli atleti potranno raggiungere un solo picco di forma e con quello cercare di portare a casa più risultati possibili».
E fisiologicamente, per i corridori, potrebbe cambiare qualcosa correre il Giro a ottobre invece che a maggio?
«A questo quesito non saprei rispondere con esattezza. Ogni corridore ha gestito diversamente questa quarantena, alcuni l'hanno gestita bene, altri invece erano parecchio sconfortati e magari non hanno toccato la bici per un po' giorni. Adesso sarà importante che non si facciano prendere dalla foga del ritorno in bicicletta, perché per alcuni la migliore condizione dovrà arrivare ad ottobre, ovvero tra quattro mesi e mezzo. Sono costantemente in contatto con il nostro preparatore Mazzoleni, ci sarà un importante lavoro di gestione da fare».
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