«Mi rifaccio all'invito di Simone Moro (alpinista intervenuto pure lui a Lello Ferrara 3.0) che ha invitato a fare vacanze in Italia per questo 2020. Io invece rilancio e dico, consumiamo bici italiane. Siamo un grande popolo, ma troppo esterofilo. Dobbiamo fare i nostri consumi in Italia e lasciare il quattrino nel nostro Paese. Un Paese che dobbiamo vivere e che presenta così tante eccellenze da far invidia a tutti». Cristiano De Rosa è stato protagonista di un intervento appassionato ieri sera alla live Instagram ed ha affrontato una serie di tematiche importanti e utili alla riflessione del mondo delle 2 ruote.
«La bici italiana è sempre apprezzata nel mondo (ad esempio De Rosa esporta l'80% delle sue bici) e sicuramente il nostro stile viene sempre preso come riferimento. Non parlo di noi, ma del nostro prodotto made in Italy in genere (moda, design, arte)».
De Rosa ha continuato nel discorso: «In Italia abbiamo competenze ma è difficile fare impresa e ciclismo. Al momento non abbiamo investitori di grandi gruppi. Siamo uno sport che garantisce un ROI (ritorno dell'investimento) pari a formula uno e moto gp. Mi auguro che possa arrivare un management italiano che possa dar vita ad un team in grado di dar filo da torcere a Ineos e gli altri grandi gruppi. Ad oggi sono rimasti solo gli sponsor tecnici italiani nel ciclismo, penso a noi, Colnago, Pinarello e i produttori di maglie. Da 40 anni supportiamo questo sport, ma non sono gli sponsor tecnici a poter supportare così massicciamente le 2 ruote. Comunque ripeto, abbiamo tecnici, corridori, competenze. Mancano le managerialità attorno per un vero progetto con un pensiero ed un'esecuzione. Che venissero fuori queste managerialità...».
Cìè chi si chiede se in Italia ci siano i soldi per questo tipo di iniziative. «È possibile che nessun gruppo assicurativo, un'azienda del food, una compagnia telefonica che vogliano investire nel ciclismo? Perchè? Ci sarà un problema. Parliamo di uno sport visibile 10 mesi l'anno in televisione con dei player importanti. In Italia abbiamo un campione come Vincenzo Nibali, un patrimonio. Certo, è accompagnato da uno sponsor come Segafredo con un manager italiano come Luca Guercilena, ma è un progetto estero. Se permettiamo che questo patrimonio vada all'estero allora non possiamo permetterci di lamentarci se anche Colnago va all'estero».
E segure una miriade di racconti dalla ricca storia di casa De Rosa...
Ecco un filmato dell'archivio Tuttobiciweb che riassume 40 anni di storia De Rosa.
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