"Quel giorno della mia vittoria a Tirano ho avuto la spinta di Michele Scarponi, che mi disse di andare. Gli chiesi se era sicuro e lui mi diede la sua benedizione. Entrai in fuga e si raccomandò affinchè non tirassi. Giovanni Visconti, pure lui tra i fuggitivi, andò su tutte le furie perchè si sentiva superiore. Lo feci innervosire e lui sbagliò. Disputammo una volata lunga, andando a sinistra dove tirava il vento. Provò a inserirsi e mi spostò con la mano. Quando sentii il suo colpo sulla coscia capii che si era rovinato da solo. Fu squalificato e vinsi la corsa. Comunque con Giovanni ho un ottimo rapporto e un giorno per scherzare gli proposi di farci una bella vacanza a Tirano".
Diego Ulissi, brillante e dalla battuta pronta, è intervenuto ieri sera a LelloFerrara3.0 ed ha intrattenuto per oltre un'ora i fan intervenuti ad ascoltare i suoi aneddti sportivi e di vita. Il toscano ha voluto precisare.
"Non è vero che non vinco sulle lunghe distanze, A Fiuggi, ho conquistato una delle tappe del Giro più lunghe. Comunque quando sono passato prof, tutti si aspettavano tantissimo da me. Ho comunque fatto il mio percorso senza preoccuparmi degli altri. Certo, in alcune gare sono il primo a dire che non ho fatto bene, ma ho comunque portato a casa 35 vittorie e credo che posso competere ancora per 5-6 anni ad alto livello".
Ciclisticamente parlando Ulissi ha espresso tutta la sua ammirazione per alcuni compagni. "Ricordo il fatto di correre con Petacchi, che rispetto. Era il mio idolo". La presunta rivalità con il conterraneo Paolo Bettini: "Forse più creata da altri. Per me era un mito del ciclismo. Da CT mi convocò pure in Nazionale".
L'episodio del salbutanolo. "Ne parlo sempre malvolentieri. Fu un anno di m, pieno di stress e la squadra mi è rimasta vicina. Quando sono ripartito non è stato semplice. Ci rimasi talmente male che della bici non ne volevo più sapere. Per un mese non pedalai più. Devo ringraziare Emanuele Mori che venne a Lugano, a mia insaputa, per una settimana finchè non rimontai in bici. Gli sarò sempre grato. In quel periodo partii con la testa. Gli amici si vedono nel momento del bisogno".
Diventare papà in quarantena. "E' stata durissima perchè eravamo bloccati all'UAE Tour, ma sapevo che con mia moglie c'erano i miei suoceri. Sono stati giorni difficilissimi con tanta paura tra di noi, ma tutto si è risolto e io non vedevo l'ora di rientrare a casa".
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.